Divorata letteralmente la serie proiettata su Netflix dedicata ad Arminius e alla battaglia di Teutoburgo, in realtà l’atto bellico dura veramente poco e tutta la serie viene dedicata alla costruzione della congiura con il crescendo tipico rossiniano dai primordi fino al compimento del tradimento che porta alla distruzione delle tre legioni di Varo a Kallkriese. Decisamente spettacolare la ricostruzione dei dialoghi latini, mentre l’idioma più diretto è quello dei cosiddetti barbari, i romani sono presentati alla stregua di invasori perfidi dedicati al profitto e non a difendere i confini del limes, pronti a soggiogare alla più elementare ubbidienza e a massacrare e a vessare le popolazioni locali. Essendo una serie costruita e programmata dai tedeschi certamente non si poteva pensare a una ricostruzione più equilibrata, ma se deve essere rilanciata una seconda serie, mi aspetto l’arrivo di Germanico, la morte di Arminio e la battaglia di Idistavisio, praticamente un Teutoburgo al contrario appena cinque anni dopo la strage di romani. Non so se sarà così ma qualche licenza poetica il regista l’ha attuata. Segeste, il suocero che taglia la testa al cadavere di Varo sembra una forzatura. Manca la figura del fratello di Arminio che rimarrà fedele a Roma anche dopo Teutoburgo. Insomma la figura di Arminio celebrata anche dai nazisti come supremo simbolo di ribellione è stato fin troppo mitizzato, uomo ambiguo che ha sfruttato la sua posizione all’interno della nomenclatura romana (l’impero faceva così per cooptare le popolazioni prima ostili) per mettere in atto il suo piano. Di grande impatto scenico invece il dialogo, post mortem di Varo, quando Arminius parla alla testa mozzata del Console una sorta di excusatio non petita…. Per le sue gesta
lunedì 26 ottobre 2020
NIHIL NOBIS METUENDUM EST PRAETER METUM IPSUM (non dobbiamo aver paura che della paura)
Divorata letteralmente la serie proiettata su Netflix dedicata ad Arminius e alla battaglia di Teutoburgo, in realtà l’atto bellico dura veramente poco e tutta la serie viene dedicata alla costruzione della congiura con il crescendo tipico rossiniano dai primordi fino al compimento del tradimento che porta alla distruzione delle tre legioni di Varo a Kallkriese. Decisamente spettacolare la ricostruzione dei dialoghi latini, mentre l’idioma più diretto è quello dei cosiddetti barbari, i romani sono presentati alla stregua di invasori perfidi dedicati al profitto e non a difendere i confini del limes, pronti a soggiogare alla più elementare ubbidienza e a massacrare e a vessare le popolazioni locali. Essendo una serie costruita e programmata dai tedeschi certamente non si poteva pensare a una ricostruzione più equilibrata, ma se deve essere rilanciata una seconda serie, mi aspetto l’arrivo di Germanico, la morte di Arminio e la battaglia di Idistavisio, praticamente un Teutoburgo al contrario appena cinque anni dopo la strage di romani. Non so se sarà così ma qualche licenza poetica il regista l’ha attuata. Segeste, il suocero che taglia la testa al cadavere di Varo sembra una forzatura. Manca la figura del fratello di Arminio che rimarrà fedele a Roma anche dopo Teutoburgo. Insomma la figura di Arminio celebrata anche dai nazisti come supremo simbolo di ribellione è stato fin troppo mitizzato, uomo ambiguo che ha sfruttato la sua posizione all’interno della nomenclatura romana (l’impero faceva così per cooptare le popolazioni prima ostili) per mettere in atto il suo piano. Di grande impatto scenico invece il dialogo, post mortem di Varo, quando Arminius parla alla testa mozzata del Console una sorta di excusatio non petita…. Per le sue gesta
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