venerdì 22 giugno 2018

Ricordare e non dimenticare



La terra e la memoria sono sempre forieri utili per ricordare chi siamo, proprio l’altro giorno parlando con un alpino abbiamo rimembrato l’epopea dei dispersi in Russia, ricordando le decine di migliaia di morti piemontesi, in gran parte della cuneense che si spensero tragicamente tra le balke di valuiki e in prigionia. Memoria della tesi di laurea ma anche di una ricerca per ricordare la vera storia. Una storia scritta con il sangue di chi l’ha vissuta in prima battuta. Tra i nomi citati nel breve dialogo ha fatto capolino la storia di Carlo Vicentini, di cui ricordavo il testo, una storia cruda di sofferenze ma anche una lucida analisi di un periodo storico in cui una generazione di giovani è passata dalla sterile propaganda ad atroci sofferenze. A coloro che ancora vogliono considerare come quel periodo fosse foriero di grandezza e vogliono ricordare quel periodo come solo un intoppo della storia patria consiglio unicamente questa lettura per comprendere veramente cosa fosse il fascismo e a cosa avesse portato. Forse e dico forse a questo punto si comprenderà che la Resistenza e la liberazione dal Nazifascismo sia stata non solo un atto dovuto ma la necessaria purificazione che troppi linguaggi e troppi comportamenti oggi richiamano

(..) Ogni guerra produce reduci diversi, i nostri padri erano convinti di aver vinto la guerra, nonostante 700 mila morti e nonostante non avessero liberato un solo palmo del trentino, ed in Istria non erano arrivati più in là di Gorizia. I reduci della seconda guerra mondiale non ebbero nemmeno questa effimera soddisfazione, malgrado avessero combattuto con uguale valore, impegno ed eroismo dei loro genitori. Erano stati battuti su tuti i fronti, erano stati cacciati da tutti i punti cardinali. La delusione tra le aspirazioni della vigilia e i risultati era stata cocente e completa. Venti anni di glorificazione di una guerra condotta da cani e che era costata montagne di cadaveri, aveva convinto la gioventù del littorio che il destino dell’Italia era quello di Roma imperiale, e che la strada da percorrere era quelle delle legioni. Aveva persuaso gli italiani di essere un popolo cui si addice la guerra, la conquista, il dominio ed erano convinti che il fascismo avesse forgiato preparato ed e armato poderosamente la nazione. Dovettero ben presto accorgersi che il nostro esercito era armato, vestito e diretto come venticinque anni prima… i reduci della guerra del 1940/45 non si lasciarono incantare come i loro padri e diedero il benservito al fascismo ed alla monarchia (Carlo Vicentini)

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