La terra e la memoria sono sempre
forieri utili per ricordare chi siamo, proprio l’altro giorno parlando con un
alpino abbiamo rimembrato l’epopea dei dispersi in Russia, ricordando le decine
di migliaia di morti piemontesi, in gran parte della cuneense che si spensero
tragicamente tra le balke di valuiki e in prigionia. Memoria della tesi di
laurea ma anche di una ricerca per ricordare la vera storia. Una storia scritta
con il sangue di chi l’ha vissuta in prima battuta. Tra i nomi citati nel breve
dialogo ha fatto capolino la storia di Carlo Vicentini, di cui ricordavo il
testo, una storia cruda di sofferenze ma anche una lucida analisi di un periodo
storico in cui una generazione di giovani è passata dalla sterile propaganda ad
atroci sofferenze. A coloro che ancora vogliono considerare come quel periodo
fosse foriero di grandezza e vogliono ricordare quel periodo come solo un intoppo
della storia patria consiglio unicamente questa lettura per comprendere
veramente cosa fosse il fascismo e a cosa avesse portato. Forse e dico forse a
questo punto si comprenderà che la Resistenza e la liberazione dal Nazifascismo
sia stata non solo un atto dovuto ma la necessaria purificazione che troppi
linguaggi e troppi comportamenti oggi richiamano
(..) Ogni guerra produce reduci
diversi, i nostri padri erano convinti di aver vinto la guerra, nonostante 700
mila morti e nonostante non avessero liberato un solo palmo del trentino, ed in
Istria non erano arrivati più in là di Gorizia. I reduci della seconda guerra
mondiale non ebbero nemmeno questa effimera soddisfazione, malgrado avessero
combattuto con uguale valore, impegno ed eroismo dei loro genitori. Erano stati
battuti su tuti i fronti, erano stati cacciati da tutti i punti cardinali. La
delusione tra le aspirazioni della vigilia e i risultati era stata cocente e
completa. Venti anni di glorificazione di una guerra condotta da cani e che era
costata montagne di cadaveri, aveva convinto la gioventù del littorio che il
destino dell’Italia era quello di Roma imperiale, e che la strada da percorrere
era quelle delle legioni. Aveva persuaso gli italiani di essere un popolo cui
si addice la guerra, la conquista, il dominio ed erano convinti che il fascismo
avesse forgiato preparato ed e armato poderosamente la nazione. Dovettero ben
presto accorgersi che il nostro esercito era armato, vestito e diretto come
venticinque anni prima… i reduci della guerra del 1940/45 non si lasciarono
incantare come i loro padri e diedero il benservito al fascismo ed alla
monarchia (Carlo Vicentini)
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