Se c’è una cosa che ho sempre
invidiato agli inglesi è la loro capacità di sfruttare la storia e il passato
in modo autorevole, quasi autoreferenziale, in grado di far vedere ai posteri
ma anche ai propri concittadini eventi e momenti topici come un passato di cui
andare fieri. Per loro nulla è lasciato al caso e anche episodi marginali
diventano l’occasione per magnificare il proprio spirito di appartenenza. Ho
visto solo i provini, in gergo cinematografico trailer di Dunkirk che uscirà
nelle sale italiane il prossimo 31 agosto ma che in Inghilterra viene
proiettato fin dallo scorso 21 luglio. Le sequenze, l’uso delle parole, le
immagini, la fotografia tutto fa rimanere senza fiato. Stiamo parlando di una
sconfitta che viene sublimata come una vittoria, seguendo lo spirito messo in
voga da Churchill proprio mentre tutto questo avveniva nel giugno del 1940.
Nolan è una grande regista che all'apice della sua carriera con l’aiuto di uno
staff di prim'ordine, tra cui le musiche di Hans Zimmer, porta sul grande
schermo una storia di grande orgoglio britannico, la ritirata vittoriosa dell’operazione
Dynamo dei 340.000 soldati britannici dalla Francia. Per chi volesse leggere
com'è andata consiglio, scusate l’autocitazione, il mio libro sulla seconda
guerra mondiale, ma quello che mi preme sottolineare oggi più che mai, è mai
possibile che il mondo della cinematografia italica non senta il bisogno di
realizzare qualche opera che ricordi le mille e più belle pagine di storia
italiana di guerra. Quante sarebbero? Sulla prima guerra mondiale gli esempi
sarebbero mille, e nella seconda la ritirata degli alpini dalla Russia non
avrebbe lo stesso impatto della ritirata delle truppe inglesi a Dunkirk. Tutto
questo sarebbe sicuramente un modo per spettacolarizzare la nostra storia, ma
anche per tramandare alle giovani generazioni il sacrificio dei nostri avi e
forse anche un modello educativo
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