Per chi ha studiato con passione
la storia della prima guerra mondiale l’urlo Avanti Savoia, con cui i fanti
uscivano dalle trincee, ha imperversato per anni ricordandoci anche le pagine
gloriose delle guerre di indipendenza in cui i pistapauta (i marines
piemontesi) affrontavano con sprezzo del nemico il fuoco austriaco. L’ultima
volta che fu lanciato, anche se in modo che potrà risultare anacronistico, fu
per la carica di cavalleria che avvenne sul fronte russo il 24 agosto 1942,
quando il Savoia cavalleria respinse tre battaglioni russi a Isbuscenskij: le
truppe nemiche furono affrontate con moschetti, sciabole e bombe a mano il
tutto per annientare le postazioni russe. Non una vera e propria battaglia, più
una scaramuccia se si vuole, nell’ambito dell’offensiva lanciata dai russi in
estate per isolare, come poi avvenne più tardi, la città di Stalingrado. Ma
comunque un episodio di storia che merita di essere ricordato per il valore dei
nostri soldati mandati a combattere una guerra di annientamento in un
territorio lontano migliaia di chilometri dall’Italia per la gloria effimera di
Mussolini (anche quei morti sulla sua coscienza).
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