foto tratta da GOAL.COM
Non vorrei fare un tottilegio ma
a mio modo di vedere i peana celebrati per la dipartita romana del pupone
nazionale mi sono sembrati un po’ eccessivi. Certo la festa è stata giusta e ci
mancherebbe, in un mondo dove i vessilli non contano più, la fedeltà, peraltro
remunerata, nei confronti di un lavoro fa specie. Un mondo dove tutto si
consuma in un attimo e bandiere e atti d’amore che sembravano infiniti vengono
messi alla berlina dopo poco. Una festa che doveva rimanere circoscritta al suo
cerchio famigliare, la Roma, e che doveva finire tributandogli il giusto
omaggio. Ero a San Siro il giorno in cui Maldini finì la sue esperienza
rossonera e comprendo e ho vissuto quelle emozioni, giuste e di passione. Non necessariamente da far diventare un
fenomeno sociale, anche perché, lo stesso Francesco Nazionale è da tempo e con
lui altri grandi pedatori (Ronaldo su tutti) testimonial pubblicitario di una
piaga nazionale come quella del gioco (lotto ecc). Nelle pubblicità il capitano
gioca in modo impareggiabile sulla sua simpatia ma diventa di fatto un esempio da
non imitare. Hai voglia di dire gioca responsabilmente ma quante sono le
persone che possono rovinarsi giocando compulsivamente a lotterie ecc. Lui la
fortuna l’ha toccata e percepita facendo quello che sapeva fare meglio, per cui
Francè parliamo di calcio
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