Sig Sindaco del comune di Quarona. Banda
Musicale, autorità civili militari, associazioni d’arma e soprattutto voi amici
dell’Anpi che perpetrate il ricordo indelebile di quelle pagine tragiche e al
tempo stesso gloriose. Settant’anni fa l’ora più buia, nel 1944, un anno
decisamente pesante per i nostri avi che combattevano e forse non intravedevano
ancora la luce di quella libertà che maturò nel 1945. Fare il partigiano nel
1944 non era facile, rifugiarsi in montagna sostare nelle baite al freddo, non
mangiare magari per giorni. usare armi che spesso e volentieri si inceppavano,
la sfortuna di essere catturati, quando non ammazzati, e torturati a morte nel
migliore dei casi, questi sono gli uomini che ci hanno consegnato la
democrazia. Uomini come Cino Moscatelli che proprio qui in Valsesia hanno dato
grande prova e coraggio di libertà e democrazia. Settant’anni fa esistevano
questi uomini che si sono fatti in quattro
per noi e oggi cosa rimane di tutto questo, ci troviamo con politici e
comici, o viceversa, che ironizzano sulla shoah, con gente che non conosce il
nostro passato, con altri ancora che magari cercano di costruire altari per
figure che la storia ha condannato
Ma stiamo scherzando ? Cosa insegniamo ai nostri figli e alle
giovani generazioni ? che il disimpegno è la prima virtù e che dare anche la propria vita al paese che
si ama è un atto che presto o tardi verrà dimenticato o alle volte celebrato
con insoddisfazione. E allora sacrificata sull’altare del vil denaro anche la
nostra democrazia soccomberà. Ma gli operai che scioperarono contro il
fascismo, le manifestazioni di piazza, l’impegno concreto di quegli uomini e di
quelle donne dobbiamo forse dimenticarlo ?
Si dice fu guerra civile : fu civile un regime
che per più di vent’anni impedì la libera
espressione ? fu civile un regime che mandò i propri soldati a morire in
africa, in Grecia in Russia ? fu civile un regime che permise l’occupazione da
parte di una forza militare straniera e con essa perpetrò gli eccidi più
efferati Sant’anna Marzabotto, Boves solo per ricordare i fatti più tragici, ma
anche le centinaia di ragazzi biellesi vercellesi e valsesiani uccisi su tutto il territorio, da Piazza
Martiri a Biella per arrivare a
Salussola e a Mottalciata, Alpe Barbero, Borgosesia e fino a qui a Quarona in
Valsesia ?
Tutti questi martiri dovrebbero essere
ricordati come i padri della patria ve la immaginate una presa di posizione in
America contro il 4 di luglio o in Francia contro il 14 di luglio. La
resistenza e la nascita dell’Italia repubblicana è un patrimonio collettivo di
tutti anche di coloro che si batterono contro di essa. Faccio parte
dell’Istituto Storico di Varallo che ha visto la luce con un preciso mandato,
quello di proteggere la nostra storia e di tramandarla alle giovani
generazioni, perché errori e misfatti capitati in quel periodo non abbiano più
a ripetersi. Vedete alle volte è sufficiente ricordare e tener viva la
fiammella della memoria per evitare che questi episodi si ripetano e questo
deve essere il nostro impegno. La storia è importante, la memoria è importante
e deve essere condivisa ma per capire e
festeggiare l’orgoglio della nostra nazione e dobbiamo rileggere e studiare i
fatti e le storie che sono capitati in questo lasso di tempo e anche la breve e
appassionante stagione partigiana, l’unica nella nostra storia recente in cui
gli italiani ebbero veramente la libertà di decidere la loro sorte. E
l’insegnamento della storia è importante perché tramandare, promuovere tra le
giovani generazioni è quanto mai opportuno per evitare, come ho avuto modo di
leggere, che uno degli e-book più scaricati oggi tra i giovani sia il Mein
Kampf di Adolf Hitler, solo a pensare a questa cosa vi garantisco che sudo freddo.
E allora per le giovani generazioni ricordiamo
cosa fu la Resistenza Un periodo in cui fu veramente possibile superare i
legami di censo, della religione delle etnie per essere semplicemente ma
totalmente uomini liberi. Quella per dirla con le parole di Giorgio Bocca, grande maestro di
giornalismo, fu un esperienza eccezionale per gli italiani una bella storia
così incredibile da imporci anche oggi una sorta di rispetto senza alcun timore
da ricordare. La Resistenza ebbe come contenuto ideale non solo la difesa della
nazione dalla persecuzione dall’occupazione e dallo sfruttamento economico ma
anche la difesa della dignità dell’uomo contro il totalitarismo e questa lotta
ha il suo simbolo nel salvataggio delle popolazioni ebraiche e dal razzismo.
E’ giusto e opportuno riconoscere il valore
del sacrificio compiuto da quelle migliaia di persone che per due anni
soffrendo pene indicibili hanno affrontato la fame il freddo la paura e spesso
hanno donato la propria giovane vita per liberare l’Italia. Agli uomini e alle
donne della resistenza deve andare il nostro rispetto perché hanno patito il
carcere hanno sofferto perché erano diversi politicamente per origine per
cultura e per fede e che hanno lottato aspramente per potercelo far sapere. A
loro a questi uomini e donne deve andare settant’anni di distanza non solo l’onore, non solo il ricordo,
ma anche il tributo della riconoscenza, perché ci hanno consentito di non
conoscere più la guerra di parlare ad alta voce di scambiare idee, magari
profondamente diverse, ma di poterlo fare. Di leggere e di scrivere senza
doverlo fare di nascosto, di stringere la mano senza alcun imbarazzo a chi non
ha la pelle come la nostra.
Il nostro ricordo deve andare a quei ragazzi
che disertavano i bandi di reclutamento per salire in montagna nelle nostre valli,
a coloro che sfidavano divieti e rappresaglie e che condividevano seppur in
embrione un progetto di libertà. Libertà pace democrazia erano i concetti
trasversali che contraddistinguevano tutti quei ragazzi, perché spesso era di giovani ragazzi che si trattava, che
gridavano viva l’italia libera prima di essere falciati dalla raffiche dei
plotoni di esecuzione da coloro che si battevano per il regime per il nazismo
che lottavano nel nome di Hitler e Mussolini
La scelta compiuta dagli uomini e dalla donne
della resistenza e della lotta di liberazione ha aperto la strada alla
democrazia, alla libera aggregazione delle componenti politiche della via del
sistema parlamentare repubblicano, della costituzione che sancisce senza
distinzioni di credo politico di fede di appartenenza etnica e che ha dato
dignità politica anche a chi si batteva contro questi principi. Queste sono le
cose che dobbiamo ricordare che dobbiamo insegnare alle giovani generazioni,
una storia che non deve essere riveduta e corretta a uso e consumo personale, una
storia che deve essere raccontata e mantenuta viva. Oggi si discute sul ruolo
della storia sul valore dell’insegnamento della storia ma la storia non è
interpretazione, me lo ricordava sempre il mio prof. all’università la storia è
solo ed esclusivamente una sequenza di fatti e il compito dello storico e
dell’insegnante è quello di raccontare come avvennero i fatti: le fucilazioni, le
rappresaglie il razzismo imperante e un ideologia totalitaristica di
sopraffazione che non posssono e non devono essere giustificati mai.
Permettetemi di concludere con una citazione,
quella di un autore piemontese Beppe Fenoglio
che nell’introduzione alla Malora scrisse: (..) La Resistenza non è una
leggenda e non è una storia passata : è una scelta morale che condiziona
l’intera esistenza (..)
E Dio solo sa di quanta morale ha bisogno il
nostro paese oggi
w la resistenza, w l’Anpi, W la Valsesia, W l’italia
libera e unita, W il XXV aprile
Beppe Rasolo