13 gennaio 2008 un 17enne bambino brasiliano venne catapultato sul prato di San Siro, era la serata dei trofei, il nostro Presidente si esibì in un discorso dal sapore più politico che sportivo elogiando i tifosi napoletani, di li a pochi mesi avrebbe stravinto le elezioni politiche. Nella ripresa il piccolo brasiliano uccellò il portiere del Napoli per la ciliegina sulla torta del 5 a 2 finale alla squadra partenopea. Un trionfo e il primo sigillo in carriera a San Siro, pupillo di Leo e anche di Ancelotti che sacrificò sull’altare del Papero Gilardino, dopo alcuni mesi sulla via di Firenze. A distanza di anni vediamo come il nostro campione abbia messo su chili, goal (tanti) ma pochi quelli veramente determinanti (derby e Chievo la scorsa stagione), e soprattutto una lunga sequela di infortuni che lo portano ad assistere alle partite più in tribuna che in campo. L’altra sera a margine della partita con il Novara abbiamo preso parte all’ennesimo capitolo della saga del tricipite laterale destro/sinistro, al minimo accenno di dolore il nostro si deprime e fugge negli spogliatoi. Siamo al paradosso, uno che gioca al calcio non può essere così fragile; esistono i contrasti, il freddo e le lunghe sgroppate, non puoi veramente al primo accenno di dolore toglierti dalla pugna. Allora si comprende perché Allegri avrebbe voluto disfarsi di questo costoso e inutile gioiello da portare addosso ma che non ha utilità, meglio un attaccante di scorta che corra e si sacrifichi e soprattutto sia utile alla squadra. Con Robi in campo al suo posto avremmo forse perso il derby ?? E ora un altro mese, un altro rientro, qualche goal inutile alle squadre di bassa classifica e le eventuali foto da gossip pallonaro su Milano. Piacerebbe sapere quale sarà stato il commento di Ibra in tribuna, tra il compiaciuto di giocare con altri partner a lui più congeniali, all’ineffabile risata con un commento caustico “Come dice mio nonno: calcio non è sport per signorine”
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