Carletto Mazzone al secolo il sor magara ci ha lasciato all’alba
del campionato di calcio 23/24 proprio nel sabato che preannuncia la stagione
ed è stato tutto un profluvio di ricordi e di buone intenzione di un calcio che,
anche nel periodo dei petrodollari, cerca sempre un immagine rustica e agreste,
perché quello è il football che noi boomer amiamo ricordare di più: il calcio
degli oratori delle cunette in mezzo al campo dell’erba alta, dei contrasti
senza parastinchi e dei giochi infiniti (si va ai dieci e tu che sei scarso vai
in porta). Poi però conta vincere, non importa come, quanto si spende con
società ai limiti del fallimento per inseguire avversari che investono sempre
più, in cui l’attaccamento alla maglia e alle bandiere è del tutto scomparso. Non
è un inno al calcio che fu, lontano da me questa immagine. Ma è il solito
rituale il predicare bene e il razzolare male. Persone come Carletto oggi non
sarebbero capite nel mondo pedatorio, ecco perché invece la sua sana irruenza,
la sua bonomia e il suo essere tifoso acchiappano tutti. C’è nostalgia di quel
tempo in cui il politicamente corretto non esisteva proprio a fiiji de na
mignotta persino il Pep l’ha capito sfoggiando una maglia celebrativa alla fine
di Manchester – Newcastle.
domenica 20 agosto 2023
Carletto
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