Sono rimasto un po’ basito per la presentazione sul Corriere
della Sera del libro, edito da Carocci, a firma di Raffaello Pannacci sui crimini
di guerra commessi dagli italiani in terra russa durante il secondo conflitto
mondiale. Certo la retorica “italiani brava gente” non è stata certo utile per
comprendere la genesi e lo sviluppo del secondo conflitto, ma sto notando, dal
libro di Schlemmer in poi, una certa tendenza a dipingere gli italiani nel
peggior modo possibile. E l’errore lo fa anche l’articolista del corriere che
prende a spunto anche la recente istituzione della giornata del valore Alpino il
26 gennaio (anniversario della battaglia di Nikolajewka 1943) per elencare una
serie di malefatte degli alpini per raggiungere la libertà dopo l’accerchiamento
subito in terra russa. Eravamo invasori? Certamente così, come lo erano stati
le migliaia di italiani al seguito di Napoleone nel 1812. Facevamo parte di una
coalizione che comprendeva ungheresi e rumeni per contrastare le truppe
sovietiche di Stalin ed eravamo alleati con gli ucraini che lottavano contro i
russi (oggi come allora) e contro i russi guerreggiavano anche i popoli baltici
e i finnici. Ci furono crudeltà in battaglia? la risposta la davano i russi
catturati all’epoca “Vojnà ni carachò” (la guerra non è buona) e come ha
sempre detto lo storico Andreas Hillgruber, quella all’est non era una guerra
convenzionale ma di sterminio. Quando gli italiani cercano di rompere l’accerchiamento
sanno che la sopravvivenza e il ritorno a casa si ottiene solo con le armi. A centinaia
cadono sulla via del ritorno, i feriti passano dalla vita alla morte per
assideramento, gli italiani catturati sono costretti a tornare nelle retrovie e
se si fermano perché non ne hanno più, vengono freddati sul posto. Caricati su
treni in cui per giorni non viene dato ne cibo ne acqua, moriranno in migliaia
in questi lunghi tragitti chiamate le strade del davai, quindi russi criminali di guerra? La guerra per i militari
italiani è stata una sofferenza e dei 229.000 che andarono in quella terra
ostile 74.800 non fecero più ritorno. Ci sarà stato qualche episodio oscuro? Sicuramente
si. Degli atti di documentazione che l’autore dice di avere a supporto (ammetto
non ho letto il libro ma lo farò) in cui si parla di vessazione della
popolazione locale e di lotta contro i partigiani “condotta con metodi spietati”
mi piacerebbe leggere i documenti. Certo che se si tratta di documentazione
prodotta dall’NKVD, polizia sovietica, qualche dubbio permane. In definitiva la
sostanza è che la guerra non è sicuramente bella ne eroica, siamo lontani dai
canoni risorgimentali, certo che all’est, e le cronache del presente sono li a
testimoniarlo, non c’è pace per popolazioni che sono secoli che lottano per la
sopravvivenza ora come allora. Su una cosa sono però sicuro in quella guerra i
nostri soldati con scarso equipaggiamento e con un morale non alle stelle
seppero combattere dignitosamente, riconoscerne il valore è dare giustizia
e pace al loro sacrificio.
domenica 20 agosto 2023
Vojnà ni carachò - alpini criminali di guerra ?? basta con queste esagerazioni
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