Le luci della ribalta a volte
sono effimere, a volte sono fastidiose e a volte possono confondere, ma mai
come nel mondo del pallone passare dalla polvere all’altare e viceversa è
questione di un attimo. E così da salvatore della patria ti trasformi in scarto
da riciclare al più presto. Il tifoso è una belva sempre assetata di emozioni,
purchè positive e il mantra: “vincere non è importante ma è l’unica cosa che
conta” contagia sempre tutti. Non importa come giochi conta solo il risultato.
E così si bruciano sull’altare delle vittorie, sempre e comunque, carriere, fortune,
fama e successo. Ma se un tempo almeno si contavano almeno tre o quattro
incontri per definire un percorso, adesso è sufficiente una sola partita per
emettere giudizi e così una squadra, quella di Venaria, passa dalla tabella
scudetto alla tregenda nera per un derby pareggiato (e che diamine riuscirà al
toro una volta ogni tanto portare a casa un punto), mentre alla prima squadra di
Milano viene imputato il recupero scudetto, dopo Firenze, e subito dopo al
disastro senza Champions per il passo falso interno con la Doria di Ranieri.
Manca sinceramente in questa civiltà dell’effimero l’attesa di una stagione, in
cui i processi sommari avvenivano alla scadenza naturale. C’è poi un altro aspetto,
una squadra e una società che vince nove titoli di fila per una stagione può non
toccare biglia ?? Può un allenatore senza esperienza trovare il giusto metodo
alla prima occasione o può anche toppare ?? Domande ovviamente senza risposta perché
il moloch del tifo vuole le sue vittime sacrificali. Cambiare per trovare sempre
nuovi stimoli ed emozioni contro la più elementare programmazione. Ma cambiare
per il gusto di farlo e di accontentare i leoni da tastiera del tifo va sempre
a buon fine ?
lunedì 5 aprile 2021
C'era una volta il maestro
foto eurosport
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