Sono sempre più convinto che un calciatore debba esprimersi
sul campo ed eventualmente se intraprende la carriera di allenatore può
concedersi ai taccuini delle interviste nel post partita. Abbiamo esempi famosi
di bravi giocatori diventati ottimi coach: Trapattoni, Ancelotti, Deshamps ecc.
La categoria invece che non sopporto sono i calciatori che chiacchierano e, spesso
e volentieri, si comportano come i peggiori ultras da curva. Il dinamico duo
Materazzi/Nedved ha dato letteralmente il peggio in questi ultimi giorni, prima
la polemica sulle vittorie da ostentare, come il peggiore cicaleggio da asilo
mariuccia, con sfacciate ostentazioni su trionfi come medaglie da affiggere sul
petto e poi la querelle sulla miriade di tifosi all’estero che conoscono a menadito:
pazza inter amala. Credo di poter dire che i campioni di Inter e Juve siano
stati ben altri rispetto a questo dinamico duo. Della Beneamata ho profonda
stima di Javier Zanetti, un’icona e un difensore di peso che ha saputo
pazientare e trainare la carretta in anni bui per poi godersi un meritato
successo, e per la Juve un certo Alex Del Piero, campioni non solo con il
pallone tra i piedi ma anche signori fuori dal campo. Del dinamico duo mi
ricordo invece il pianto isterico di Materazzi all’Olimpico nel famoso cinque
maggio (e non era il 1821) e della pazza bionda il tunnel rimediato da un
cantante allo Stadium a cui la furia ceca presentò il conto poco dopo. Questi
due episodi danno l’idea di giocatori con una sindrome da Peter Pan
sconsiderata, tipica di quelli che da piccoli giocavano nei campetti e se il
risultato non aggradava se ne andavano col pallone
Il calcio si
gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano – parola di Johan
Cruyff