martedì 30 marzo 2021

Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano


Sono sempre più convinto che un calciatore debba esprimersi sul campo ed eventualmente se intraprende la carriera di allenatore può concedersi ai taccuini delle interviste nel post partita. Abbiamo esempi famosi di bravi giocatori diventati ottimi coach: Trapattoni, Ancelotti, Deshamps ecc. La categoria invece che non sopporto sono i calciatori che chiacchierano e, spesso e volentieri, si comportano come i peggiori ultras da curva. Il dinamico duo Materazzi/Nedved ha dato letteralmente il peggio in questi ultimi giorni, prima la polemica sulle vittorie da ostentare, come il peggiore cicaleggio da asilo mariuccia, con sfacciate ostentazioni su trionfi come medaglie da affiggere sul petto e poi la querelle sulla miriade di tifosi all’estero che conoscono a menadito: pazza inter amala. Credo di poter dire che i campioni di Inter e Juve siano stati ben altri rispetto a questo dinamico duo. Della Beneamata ho profonda stima di Javier Zanetti, un’icona e un difensore di peso che ha saputo pazientare e trainare la carretta in anni bui per poi godersi un meritato successo, e per la Juve un certo Alex Del Piero, campioni non solo con il pallone tra i piedi ma anche signori fuori dal campo. Del dinamico duo mi ricordo invece il pianto isterico di Materazzi all’Olimpico nel famoso cinque maggio (e non era il 1821) e della pazza bionda il tunnel rimediato da un cantante allo Stadium a cui la furia ceca presentò il conto poco dopo. Questi due episodi danno l’idea di giocatori con una sindrome da Peter Pan sconsiderata, tipica di quelli che da piccoli giocavano nei campetti e se il risultato non aggradava se ne andavano col pallone

Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano – parola di Johan Cruyff  

lunedì 29 marzo 2021

Gli Orange tornano alla vittoria contro Cagliari in casa. Sprint finale con vista play off


 

A 160 minuti dalla fine della regular season l’Orange Futsal Asti si regala un finale di stagione in cui punta decisamente ai play off, ma non sarà facile raggiungerli: quattro partite da disputare contro avversarie insidiose come Videoton Crema, Leon e Cagliari in trasferta e Mgm in casa nell’ultima di campionato. Sarà opportuno ragionare partita dopo partita guardando anche agli altri risultati in un girone in cui nulla è scontato e nulla è ancora deciso dalla testa fino ai play out. E la partita di oggi ne è un degno esempio, un match in cui l’Orange grazie a un primo tempo perfetto è rimasto in controllo fino quasi alla fine, in cui la garra degli isolani ha messo apprensione a Celentano e compagni. Ma andiamo all’analisi del match, la prima occasione è di Fratini che ruba palla e, in una ripartenza, si trova a tu per tu con Casalone e lo spiazza con chirurgica freddezza. Con calma i ragazzi recuperano subito su autogoal con Grandulli che, con la mano, devia il passaggio centrale di Amico. La squadra ci crede e mette sotto sul piano delle occasioni gli ospiti. Ma bisogna aspettare metà tempo per trovare l’uno due micidiale di Cannella prima, e Vitellaro poi, che indirizza la partita. Itria poi fa una magia con il pallone e dopo aver fermato un lancio dalla propria area con la complicità del palo infila il 4 a 1. Di rara bellezza la rete di Rivella che nasconde la palla a Cossu e la deposita in rete. Il 5 a 1 è un buon risultato e al ritorno in campo le due squadre si affrontano alla pari senza creare ulteriori insidie. Quando però Cossu da portiere si trasforma nel quinto uomo in attacco, la difesa Orange vacilla, l’estremo segna la rete del 2 a 5 e poi Atzeni, un minuto dopo, dimezza lo svantaggio. La partita si alza di ritmo e nonostante un paio di tentativi di Itria vadano a vuoto c’è un tocco galeotto di mano di Celentano che viene sanzionato con l’ammonizione e il rigore; ma dal dischetto Casalone ipnotizza Sergio e il Cagliari perde l’occasione. Vitellaro punisce subito la squadra isolana e Atzeni arrontonda il bottino personale per il definitivo 6 a 4. A parte il finale convulso Patanè può guardare con serenità al gruppo e giocarsi le sue chance in trasferta, sabato si fa visita al Leon, squadra che in casa ha battuto il lanciatissimo Elledì Fossano, occorrerà un’attenzione doppia.  

Orange Futsal vs Cagliari Futsal 6 -4 ( 5 -1 pt)

Marcatori: Fratini (C) Autorete Grandulli (C) Cannella (O) Vitellaro (O) Itria (O) Rivella (O) Cossu (C) Atzeni (C) Vitellaro (O) Atzeni (C)

mercoledì 24 marzo 2021

I giovani dell'Orange a punteggio pieno - 4 vittorie e 44 reti segnate


La meglio gioventù degli Orange stacca il pass dei 16imi di Coppa Italia in virtù del primo posto del girone B al termine dell’andata del campionato nazionale Under 19. Un percorso netto per i ragazzini terribili di Patanè e Iglina che nel loro girone, con quattro vittorie contro gli avversari (Elledì Fossano, CDM Genova, Città Giardino Marassi e Tigullio), 44 reti realizzate e solo 11 quelle subite, si sono issati sul gradino più alto della classifica. Si paga il frutto di un lavoro che va avanti da anni e che premia la cantera e uno staff che sa sfornare ogni anno giocatori di livello. Alcuni giovani come Rivella, Scavino e Montauro sono poi anche elementi importanti della prima squadra che, in un campionato di serie B nazionale, quanto mai difficile come quello di questa stagione ha saputo farsi valere anche di fronte a squadre molto più competitive. La filosofia è quella della crescita, sia in campionato che in coppa e allora facciamo un grosso applauso a questi interpreti: Ghobrani, Rivella, Del Bianco, Giuliani, Scavino, Montauro, Francalanci, Choury, Vigliecca, Cigliuti, Morando e i giovanissimi classe 2004: Cai, Cammarata, Draetta, Tizzano, Bisco e Pavan

martedì 23 marzo 2021

Napoleone non è un eroe da celebrare o forse si


Napoleone era razzista, sessista, dispotico, militarista colonizzatore ecc, sono solo alcune delle reprimende che si leggono in rete legate al Corso (nel senso di nato ad Ajaccio) più famoso della storia e di cui ricorre quest’anno il bicentenario della morte a Sant’Elena, dove era stato esiliato dagli inglesi che temevano il suo ennesimo ritorno. Senza dare patenti o realizzare agiografie fasulle è chiaro che la sua figura provocò uno sconquasso nell’Europa conservatrice di inizio 800 e, probabilmente, contribuì a portare in giro per l’Europa idee progressiste francesi che diedero poi il via agli stati nazionali, così come li abbiamo poi visti crescere nei decenni successivi. Francia e Inghilterra se le diedero di santa ragione per tutto il settecento, la guerra dei sette anni, la prima vera guerra mondiale per scenari e truppe impiegate portò alla disfatta francese oltreoceano e diede l’imprimatur agli inglesi nel mondo coloniale. I francesi, poi, resero la pariglia nella guerra d’indipendenza delle colonie americane qualche anno dopo, aiutando, di fatto, la nascita degli Stati Uniti. Il crollo dell’Ancien regime fece il resto e la Francia divenne così un baluardo contro le vecchie aristocrazie continentali. Napoleone fu un eccellente stratega militare che riuscì a mettere in scacco il vecchio sistema, capitolò solo quando, preso da manie di grandezza, volle invadere la Russia. Ora credo che a distanza di due secoli accreditarlo di tutte le nefandezze, come riportato dal New York Times, non deponga a favore di storici o presunti tali che, seppur agiscono con la competenza di un singolo episodio (la cruenta lotta nelle terre d’oltremare francesi dal 1791 al 1804) perdono di vista tutto il resto. Compito dello storico è contestualizzare il personaggio o l’evento, analizzare i fatti senza frasi traviare da idee o pensieri che sono un retaggio del presente e che hanno poca attinenza con il periodo in esame a distanza di tempo. Quindi Napoleone non forse un idolo, ma sicuramente un personaggio che cambiò il corso della storia non solo europea, ma mondiale.

La cultura della sconfitta vale più di una Champion


Se c’è un aspetto che mi è piaciuto della presenza di Ibra a Sanremo è stato il suo discorso sul fallimento che aiuta a vincere, certamente non un’idea originale, basti guardare all’eredità di Michael Jordan che ha sempre messo in evidenza come dietro ai successi anche quelli roboanti ci sia l’imperfezione di migliaia di tiri e occasioni. Ecco nello sport, come nella vita, non conta vincere ma conta vivere, vivere di emozioni, di vita corrente che contiene in se sbagli, situazione errate, tentativi andati a vuoto, ma, per diamine, tentativi e vita. Non conta arrivare soltanto primi, conta sempre il percorso che uno svolge e l’impegno che ci mette. Eppure siamo permeati, e la rete ne è una chiara testimonianza, soprattutto in ambito sportivo del risultato, tutto il resto è noia. Sarà che sono milanista da una vita, che sono passato attraverso due fatal verona, una finale drammatica come quella di Istanbul, due discese in B, una volta pagando e una gratis come ammiccherebbe il buon Peppino Prisco, ma ho anche vissuto gioie incredibili come il 28 maggio 2003 e il 2 maggio 2007. Vivendo questa quotidianità sportiva ci sono alti e bassi, come in tutte le attività e godi dei momenti buoni e cresci in quelli negativi. Un caso nelle ultime ore la Juventus, dopo nove anni di successi in Italia (scudetti, coppe italia, supercoppe) capita una stagione in cui sei costretto a rimanere al palo, ci può stare anche di perdere con il Benevento, ma non per questo devi mettere in discussione il tutto. Un allenatore presentato come il maestro, che adesso diventa l’ultimo degli appestati. Ma tutto questo è figlio di una cultura, quella italica, spesso sempre in soccorso al vincitore, ma mai in grado di guardare con serenità e coraggio alle sfide che ci competono e allora rispolveriamo un vecchio adagio di Churchill: “Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta”. Ecco impariamo questa lezione e insegniamola ai nostri figli vale più di cinque Champions.

domenica 21 marzo 2021

Trasferta negativa a Settime

 


La trasferta in quel di Settime non è positiva per la truppa di Patanè che subisce una sconfitta cocente in questo finale di campionato. Eppure la sfida non era iniziata male, Celentano, memore dell’ultima partita impegna severamente Tropiano con una staffilata dal limite indirizzata al sette che l’estremo portiere toglie letteralmente dall’incrocio poi arriva la specialità di casa Itria fuga e tocco di finezza per l’angolino basso. Il vantaggio galvanizza l’Orange che in un paio di occasioni avrebbe l’opportunità di aumentare il divario. Ma il Monferrato è squadra sorniona. Corsini imposta e con una geometria inventa per Mendes che impatta e in altre due occasioni con Douglas e Estedadishad raccoglie il massimo con il minimo sforzo. Inutili gli attacchi di Curallo e Itria per cercare di riequilibrare le sorti. SI va al riposo sul 3 a 1 per i padroni di casa. A inizio ripresa poi salgono in cattedra Rasero e Corsini, l’allenatore inventa e il pivot raccoglie un uno/due che annichilisce le speranze degli Orange di invertire la marcia. Poi Corsini con una staffilata delle sue porta il distacco sul 6 a 1. Ci sarebbe ancora un’eternità ma il match ormai è segnato. Un sussulto viene dato dal secondo giallo a Estedadishad con conseguente espulsione che consente a Rivella di ridurre il disavanzo, ci riesce anche Cannella con uno slalom dei suoi. Sul 6 a 3 a cinque dalla fine Patanè prova il portiere di movimento, ma il tentativo non dà risultati, anzi l’occasione viene sfruttata dai padroni di casa per aumentare lo score. Una sconfitta che allontana, visti anche gli altri risultati, dalla zona play off ma questo è un campionato sui generis. Settimana prossima si torna al Palasanquirico. 

Monferrato Futsal vs Orange Futsal 8 – 3 ( 3-1 pt)

Marcatori 2 Rasero, Douglas 1 Corsini, Mendes Estedadishad, Karaja (M) 1 Itria, Rivella, Cannella (0)


giovedì 18 marzo 2021

Una vittoria di grande peso specifico per gli Orange


Un mercoledì da leoni per l’Orange Futsal, che ha ragione della compagine lombarda al termine di una partita combattuta a viso aperto e che ha dato agli uomini di Patanè la chiave per arrivare al post season. Celentano dirige bene la squadra all’inizio e detta i ritmi con Rivella, Vitellaro e Itria. La palla gira velocemente e dopo poco più di tre minuti, un tiro da fuori del Capitano, fredda nell’angolino basso Manna. Il vantaggio non fa aumentare i ritmi, ma in modo compassato, i padroni di casa gestiscono i possessi senza che il Leon si renda pericoloso. A meta tempo, su una rimessa laterale, la difesa lombarda si perde nuovamente Celentano che da lontano lascia partire una staffilata che si infila nell’angolino basso alla destra del portiere ospite. 2 a 0 che induce il mister dei lombardi a chiamare time out chiedendo ai suoi di aumentare la personalità degli attacchi. E in effetti il Leon risponde alle sollecitazioni aumentando pressing e presenza nell’area avversaria. Ma è su una ripartenza che Pozzi ruba il tempo alla difesa Orange e infila in uscita Casalone. Il pressing tuttavia fa aumentare i falli agli ospiti e a tre minuti dalla fine, su una pressione in attacco, viene fischiato il sesto. Morrone spreca il tiro libero tirando fuori dallo specchio della porta. Il tempo finisce senza troppi sussulti. Più scoppiettante la ripresa dove non mancano le occasioni. Celentano ancora lui dal limite su uno schema da punizione, timbra nuovamente l’angolino basso dando il doppio vantaggio agli Orange, Squillace coglie invece l’incrocio dei pali, ma la palla non entra. Le due squadre aumentano il ritmo Curallo da lontano accarezza il palo, mentre in mischia, Pozzi riporta sotto il Leon. Più di un’occasione per aumentare il divario da parte di Amico, Vitellaro e Itria, ma è Curallo a inventarsi la rete della serata con un tiro imparabile ancora all’angolino basso a tre minuti dalla fine. A questo punto i lombardi giocano la carta del portiere di movimento e l’ultima emozione è data da un rigore a 9,7 secondi dalla fine, ma Casalone ipnotizza Pozzi e para la massima punizione. Il quinto posto è a un punto, sognare a questo punto i play off è più che lecito.

Orange vs Leon 4 – 2 (2-1 pt)

Marcatori: 3 Celentano (O) 1 Curallo (O) 2 Pozzi (L)

domenica 14 marzo 2021

La decimazione in battaglia


 E notizia dei giorni scorsi in cui a distanza di oltre un secolo da fatti successi durante la Grande Guerra sono stati riabilitati molti soldati che passarono le forche caudine della fucilazione. 750 per la precisione i militi che per diversi motivi, ma pur sempre riconducibili a disobbedienze, oppure con il sistema della decimazione passarono a miglior vita in quello che era il disprezzo dei loro superiori. Cadorna in questo senso era un militare vecchio stampo che, più che di tattica, era avvezzo e attento a usi e costumi. E che dire del generale Graziani che fece fucilare un soldato solo perché lo aveva salutato con il sigaro in bocca (o pipa) durante la ritirata di Caporetto. Per fortuna dopo Cadorna e Graziani fu il turno di Diaz, più dalla parte dei soldati e dei loro sforzi che non i predecessori. Ma certo in Italia come negli altri stati europei la pratica era uso. Punire e dare l’esempio per invogliare il resto della truppa a essere più coraggioso e pugnace. Una vecchia pratica in uso ai romani, anche se manifestata poche volte, che prevedeva la decimazione in caso di ribellione ammutinamento o scarso coraggio verso il nemico. Crasso la fece applicare durante la rivolta di Spartaco. Consisteva nel prendere gli uomini di una corte (circa 600 uomini) dividerli nei sessanta manipoli, e poi all’interno di quei dieci uomini veniva estratto a sorte uno di loro che veniva lapidato a morte dagli stessi compagni. I nove superstiti avrebbero dovuto inoltre passare alcune notti fuori dall’accampamento e costretti a mangiare cibo di infima qualità prima di essere riammessi a far parte dei ranghi. Una punizione spietata. Ora, per tornare al presente la riabilitazione, ma a distanza di un secolo con le famiglie che ormai sono giunte alle quinta generazione quanto potrà valere questo pentimento postumo delle istituzioni ? Forse ben poco ma almeno l’onore è salvo.   

sabato 13 marzo 2021

La sindrome Ronaldo


 

Ammetto non essendo tifoso juventino non mi sono stracciato le vesti per la dipartita europea della Signora, una maledizione quella della Coppa con le grandi Orecchie che va a imperitura memoria fin dai tempi delle finali di Belgrado per arrivare all’epilogo contro la squadra di Oporto. Da osservatore esterno ho visto una squadra mal disposta in campo, in confusione tattica che viaggiava sulle ispirazioni dei singoli. Alla fine l’uomo in più ha motivato più gli ospiti che non i padroni di casa e la punizione con l’eliminazione ha sancito la maggior voglia dei portoghesi. Si è scatenata così la caccia al colpevole e sul banco degli imputati è salito il fenomeno, al secolo Ronaldo, considerato egoista, inopportuno insomma una pippa. Premesso che non è un mostro di simpatia e che certi atteggiamenti d’automa sono più simili a un’azienda che non a un calciatore, lo stesso, per la sua squadra ha tirato la carretta per tutta la stagione, giocando più di ogni altro. Certo un ingaggio importante ma se vuoi vincere devi anche costruirgli una squadra intorno, con il Manchester del 2008 duettava con Tevez, Rooney, Scholes, Carrick e Ferdinand.  A Madrid poteva contare su Benzema, Kroos, Marcelo, Bale, Modric e Pepe. A Torino se gli affianchi Frabotta, Bernardeschi, Ramsey e Rabiot non puoi pensare di avere la stessa resa. Eppure in questi anni ha segnato reti a grappolo e anche contro il Porto ha fornito un assist al bacio per Chiesa, ha subito un fallo netto da rigore e ha tenuto alta la squadra. L’Italia tuttavia non gli porta fortuna la semifinale con il Milan nel 2007 la finale di Champions a Roma contro il Barcellona, un giocatore ancora importante ma con ingaggio troppo pesante. Acquisito per un obiettivo non raggiunto, sarà sacrificato, e come al solito i giornalai locali passeranno dall’uomo dei record ogni cinque minuti (i paragoni e i numeri si sono decisamente sprecati) all’inutile peso e fardello; la verità come al solito sta nel mezzo.

giovedì 4 marzo 2021

Marco, Marko o Marco o' polo chi era costui

 

Marco o’Polo è un brand di vestiti ovviamente casual e dà l’idea di kit di abbigliamento adatto a una persona in grado di girare per il mondo. Ma Polo è anche stato un uomo, un veneziano, un commerciante, un diplomatico e anche se vogliamo un giornalista. A lui si deve la scoperta del vecchio mondo dell’est, la Cina, di Kubilay Khan, dell’estremo oriente. Insomma un personaggio a tutto tondo a cui si deve anche un libro di memorie scritto in carcere dopo essere stato catturato dai genovesi e vergato da Rustichello da Pisa. Era quella l’italia delle repubbliche marinare, di Genova la superba, di Pisa di Amalfi e di Venezia. I Veneti governarono per secoli non solo il territorio limitrofo a Venezia, ma anche le coste dell’Illiria con innumerevoli città dislocate in quella che è attualmente la Croazia ma che, per secoli, furono sotto il dominio veneto. Combatterono i turchi e, non solo per motivazioni geopolitiche, ma anche e soprattutto per affari commerciali e per decenni furono un baluardo in grado di contrastarne la loro avanzata. Fa un po’ sorridere pertanto che la Croazia ancora oggi consideri Polo un suo illustre avo, una nazionalità reclamata, come ci ha raccontato anche Gian Antonio Stella, fin dal 2008 da Tudjmann, spacciando Curzola come luogo natio. Fosse anche stato così all’epoca la città era a tutti gli effetti veneziana; mentre i croati, soprattutto nella guerra dei 30 anni erano più famosi per le truppe mercenarie che si prestavano agli eserciti dell’epoca. Vestivano bene però, avevano la croatta. Quindi stai a vedere che è tutta una questione di fashion, ma la storia è di moda ??

mercoledì 3 marzo 2021

Gli Orange tornano alla vittoria con il Nizza ( 3 -1)


 

Giocare ogni tre giorni non è facile, mantenere la concentrazione, il ritmo e l’intensità diventa difficile, ma anche questa sera i giocatori scesi in campo hanno dato tutto. La squadra di Patanè voleva riscattare il derby perso contro l’Elledì Fossano e ci è riuscita con una prova attenta e scrupolosa. Una prova difensiva perfetta, nonostante spesso e volentieri con Di Ciommo il Nizza abbia giocato in attacco col portiere di movimento. Fondamentali questa sera, senza fare troppe gerarchie, tre ragazzi: Itria sulla finalizzazione, Vitellaro in veste di assist man e Curallo un muro difensivo. Mancava capitan Celentano, espulso nel derby precedente ma la sua assenza è stata mitigata proprio da Curallo, eletto capitano per una sera. La partita parte lenta le due squadre passano qualche minuto a studiarsi, ma è poi la squadra di casa a prendere il sopravvento, con fraseggi veloci, in uno di questi Vitellaro trova il pertugio giusto per servire Itria che brucia l’incolpevole Di Ciommo. Itria poi sollecita il portiere del Nizza altre volte, ma l’estremo difensore nega al Cannibale la gioia del goal. La ripresa vede il Nizza più determinato e schiera fin da subito il portiere di movimento, l’assedio dura parecchio ma non porta frutti. Su una ripartenza Vitellaro cerca il pertugio basso, ma Di Ciommo in spaccata devia in angolo. Sul corner si avventano Curallo e Modica, il capitano del Nizza arriva prima, ma insacca nella sua porta. Dopo poco Itria, ancora lui, ruba la palla a Fiscante e insacca a porta vuota. La partita sembra in ghiaccio, ma il Nizza insiste fino alla fine e trova, con Modica, la rete della bandiera e con Di Ciommo un incrocio dei pali che trema per qualche secondo. Al fischio finale il tabellone recita 3 a 1, una vittoria che fa morale e classifica e ora destinazione Sardegna

Orange vs Nizza 3 -1 (1-0 pt)

Marcatori:  2 Itria (0) Modica (N) aut. Modica (N)

Ammoniti: Itria e Curallo.

Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine

  Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...