comune di torino
Forse non tutti sanno cos’è stata
la Strage di Torino del 18/20 di dicembre del 1922. Quando uno oggi inneggia al
Fascismo è bene ricordare quelli che erano i prodromi su cui sorse la dittatura
che governò l’Italia. Matteotti fu un fulgido esempio di come l’avversario
politico poteva essere eliminato e in quella Torino in cui la componete
socialista e anarchica era forte lo scontro era inevitabile. L’Antefatto che
porta alla tre giorni di massacro è l’agguato in cui cade il 17 dicembre
Francesco Prato, tranviere comunista, per mano di Carlo Camerano, Giuseppe
Dresda e Lucio Bazzani. Il tranviere si difende e nella colluttazione muoiono
due degli assalitori. La vendetta è così servita su un piatto d’argento, nei
tre giorni successivi le squadracce di Piero Brandimarte imperversano al calar delle
tenebre e uccidono 14 uomini e ne feriscono 26 tra i caduti il segretario della
sezione torinese del Sindacato Metalmeccamici Piero Ferrero, malmenato
torturato e legato a un camion che ne trascina per diverse centinaia di metri
il corpo. Agghiacciante il commento del Bradimarte abbiamo 3000 nomi di
sovversivi, tra questi ne abbiamo scelti 24 e i loro nomi li abbiamo affidati
alle nostre migliori squadre. Questo invece il commento di Benito Mussolini
“come capo del fascismo mi dolgo che non ne abbiamo ammazzati di più, come capo
del Governo debbo ordinare il rilascio dei comunisti arrestati (dal libro di
Walter Tobagi gli anni del Manganello). Questo il clima in cui il Fascismo
prese il sopravvento. Per la serie meglio ricordare e studiare.
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