Forse alla fine la sconfitta sta
persino stretta all’Alessandria che va a prendere i meritati applausi sotto la
sia curva. Una partita tutta grinta e cuore che solo un errore ha compromesso.
La favola non è finita ci sarà un secondo tempo a San Siro tra un mese e nulla
è scritto, figuriamoci nel calcio, ed è bello assistere a questa festa di
sport. Sono le otto quando la musica spara a palla Born in the usa, ma forse
sarebbe il caso di scrivere Born to run. C’è passione, c’è tanta voglia di
partecipazione una partita che segna un’epopea un’epica che ricorda Rivera –
anche se a dire la verità la curva dei grigi al nome di Rivera fa rimbalzare
una salva di fischi, un amore forse non più corrisposto - che rimanda ai tempi
quando era di voga il quadrilatero del calcio del nord ovest. I grigi ci sono e
si fanno sentire, Torino è stata invasa, una marea grigia che prende il
possesso della Curva Maratona e dei distinti di fronte alla tribuna stampa. Lo
stadio si riempie e poi diventa una bolgia da veri brividi quando Venneri, lo
speaker del Toro, legge con la consueta enfasi i nomi dei gladiatori
piemontesi. La presenza di un migliaio di tifosi del Milan fa contorno, ma i
cori, più che contro i piemontesi, sono già rivolti all’Inter che domenica verrà
affrontata nel derby. I primi minuti sono da fase di studio, Milan che tenta un
timido pressing e l’Alessandria pronto a colpire in contropiede. La partita d’altronde
la deve fare il Milan. Marconi scalda i cuori dei grigi con un tiro a fil di
palo che Abbiati guarda con chirurgica precisione uscire dal campo. Balotelli
sembra avere scarpe prive di tenuta, tre volte sbaglia il controllo sotto
porta, mentre i grigi hanno due punizioni che non sfruttano. Quando il
risultato naturale sembra il pareggio, peraltro giusto, fugge Antonelli sulla
fascia e in area succede il fattaccio. Rigore che Balotelli trasforma mandando
negli spogliatoi in vantaggio di una rete. Ma il pubblico ci crede e intona
canti a favore dell’Alessandria. Un secondo tempo che la squadra affronta a
viso aperto senza alcun timore reverenziale, qualche rischio c’è e forse non ci
sono nemmeno occasioni clamorose per pareggiare, ma la partita è dura
spigolosa, il totem Boccalon non porta fortuna. Niang sbaglia una rete ma il
merito è di Vannucchi. Si chiude al triplice fischio con la squadra sommersa
dall’abbraccio dei tifosi quasi fosse una vittoria e alla fine forse è cosi.
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