Ci sono sconfitte che bruciano per anni. Ma a volte, proprio da quelle cicatrici, nasce la spinta per scrivere la pagina più bella. Nel calcio, l’esempio forse più iconico è quello del Milan. Nel 2005, nella finale di Istanbul, i rossoneri dominano il primo tempo contro il Liverpool, poi subiscono una rimonta clamorosa e perdono ai rigori. Una delle sconfitte più dolorose nella storia del club. Ma due anni dopo, nella finale di Atene 2007, con molti degli stessi giocatori in campo, il Milan si prende la rivincita, battendo proprio il Liverpool e alzando al cielo la Champions League. Una lezione di determinazione, di lavoro, di pazienza.
Ma non serve guardare solo al calcio per trovare storie simili. Basta tornare indietro di oltre duemila anni. Nel 53 a.C., l’esercito romano subisce una disfatta umiliante a Carre, in Mesopotamia. Il generale Crasso viene ucciso, le insegne legioni cadono in mano nemica, Roma ferita nell’orgoglio. Ma nel 38 a.C., a Monte Gindaro, i Romani guidati da Publio Ventidio Basso infliggono ai Parti una sonora sconfitta, uccidendo il principe Pacoro e vendicando simbolicamente l’onta subita. Due mondi lontani, due epoche diversissime.
Ma un’unica verità: la sconfitta non è mai definitiva, se si ha il coraggio di risalire. Nel calcio come nella storia, ciò che conta non è solo cadere… ma come si sceglie di rialzarsi.
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