giovedì 26 giugno 2025

Dalla disfatta al trionfo: quando la storia (e il calcio) insegnano a rialzarsi


 Ci sono sconfitte che bruciano per anni. Ma a volte, proprio da quelle cicatrici, nasce la spinta per scrivere la pagina più bella. Nel calcio, l’esempio forse più iconico è quello del Milan. Nel 2005, nella finale di Istanbul, i rossoneri dominano il primo tempo contro il Liverpool, poi subiscono una rimonta clamorosa e perdono ai rigori. Una delle sconfitte più dolorose nella storia del club. Ma due anni dopo, nella finale di Atene 2007, con molti degli stessi giocatori in campo, il Milan si prende la rivincita, battendo proprio il Liverpool e alzando al cielo la Champions League. Una lezione di determinazione, di lavoro, di pazienza.

Ma non serve guardare solo al calcio per trovare storie simili. Basta tornare indietro di oltre duemila anni. Nel 53 a.C., l’esercito romano subisce una disfatta umiliante a Carre, in Mesopotamia. Il generale Crasso viene ucciso, le insegne legioni cadono in mano nemica, Roma ferita nell’orgoglio. Ma nel 38 a.C., a Monte Gindaro, i Romani guidati da Publio Ventidio Basso infliggono ai Parti una sonora sconfitta, uccidendo il principe Pacoro e vendicando simbolicamente l’onta subita. Due mondi lontani, due epoche diversissime.

Ma un’unica verità: la sconfitta non è mai definitiva, se si ha il coraggio di risalire. Nel calcio come nella storia, ciò che conta non è solo cadere… ma come si sceglie di rialzarsi.




lunedì 23 giugno 2025

La storia la fanno gli uomini


 

La storia, come sempre, viene decisa dall’operato di uomini che, a prima vista, possono sembrare insignificanti. Eppure, spesso sono proprio loro a determinare i destini del mondo. È da questa consapevolezza che nasce la mia decisione di cercare, scoprire e raccontare queste storie. Storie nascoste, di uomini ai margini della narrazione ufficiale, ma centrali nella trama profonda della storia comune. Oggi voglio lanciare due piccole anticipazioni. Non le troverete nel mio prossimo libro, ma danno bene l’idea del tipo di personaggi che ho scelto di raccontare. Il primo è Mad Jack Churchill – celebre per il suo coraggio folle e leggendario. Combatteva brandendo una spada negli assalti, suonava la cornamusa in battaglia, ed era convinto che la guerra non potesse essere vinta senza un tocco di anacronistica audacia. Il secondo è Fritz Kolbe, alias George Wood – un diplomatico tedesco che, negli ultimi due anni della Seconda Guerra Mondiale, passò migliaia di documenti riservati del Reich agli americani. Fu definito dalla CIA come “la più preziosa spia della guerra”, eppure è rimasto quasi del tutto dimenticato. Uomini come questi meritano un posto nella narrazione. Sono figure sepolte nelle sabbie della storia, ma senza le quali molte delle certezze del nostro presente non esisterebbero. Volete saperne di più? A breve data e dettagli sul libro in uscita.


Un Italiano


 

Un italiano. Così recita, con sobria dignità, la scritta sulla tomba che custodisce le spoglie mortali di Giovanni Spadolini. Due parole semplici, ma immense. Due parole che condensano una vita spesa al servizio dello Stato, della cultura, delle istituzioni repubblicane. A cento anni dalla sua nascita, il mio pensiero si rivolge a lui con rispetto e gratitudine. Studioso rigoroso, intellettuale libero, giornalista lucido, politico di grande statura morale e istituzionale: Giovanni Spadolini è stato tutto questo e molto di più. Un uomo che non ha mai rinunciato al valore della cultura come fondamento della coscienza civile. Un uomo che credeva nel sapere come strumento per comprendere e governare la realtà, per educare, per costruire una cittadinanza matura e consapevole. Spadolini è stato una guida silenziosa ma presente: con i suoi libri, i suoi discorsi, la sua dirittura morale, ha rappresentato un modello di uomo pubblico colto, sobrio, competente. Amava l’Italia profondamente.
Ne conosceva i limiti, ne vedeva le contraddizioni, ma ne esaltava le potenzialità, ne coltivava la memoria, ne proteggeva il patrimonio materiale e immateriale.
Ha vissuto la politica non come mestiere, ma come
dovere e responsabilità, con quella fermezza austera che oggi tanto ci manca. Una politica forse aulica, certo più alta, più seria, ma anche concreta, capace di decidere, organizzare, lavorare con metodo e dedizione. È stato il primo presidente del Consiglio non democristiano della Repubblica, ma prima ancora è stato un cittadino esemplare, un servitore dello Stato, un educatore della coscienza nazionale. Ha vissuto come storico, e come storico ha interpretato anche il suo ruolo politico, consapevole del peso delle parole e degli atti nella lunga durata del tempo. A un secolo dalla nascita, il suo ricordo non è soltanto omaggio, ma invito a riscoprire un'etica della responsabilità. Il suo esempio ci dice che competenza e cultura non sono orpelli, ma fondamenti per chi vuole servire la cosa pubblica con serietà e onore.

martedì 17 giugno 2025

Quando le difficoltà diventano trampolini di lancio


"Cosa fa di un uomo un uomo? Non come inizia le cose, ma come le finisce." Questa frase, iconica e profondamente vera, non è solo una citazione cinematografica: è la bussola di un modo di essere, una lente potente per osservare l'azione e la resilienza degli individui. Nel mio percorso professionale, ho avuto il privilegio di assistere a innumerevoli storie, e come direbbe la mia amica e collega di narrazione Jessica Pasqualon, ne abbiamo raccontate a iosa.

Abbiamo avuto la fortuna straordinaria di incrociare due anime che, ognuna a suo modo, si rifiuta categoricamente di soccombere di fronte alle avversità. Al contrario, l’affrontano a viso aperto, trasformandole in sfide da superare, in vette da conquistare. Sono persone che ardono di una fede incrollabile in ciò che fanno, spingendosi oltre ogni limite per afferrare i loro sogni e obiettivi più ambiziosi.

Roberto e Hamid: un incontro, un'alchimia, un punto di fusione che genera speranza. Hamid, un uomo che ha sfidato l'ignoto fuggendo dalla sua terra in cerca di un futuro, ha affrontato una sventura capace di annientare lo spirito di chiunque... ma non il suo. E poi c'è Roberto, l'architetto delle soluzioni, il tecnico visionario, il facilitatore che possiede la rara capacità di scovare la via d'uscita anche nel buio più fitto. Le sue protesi, che evocano la magia tecnologica di un film di James Cameron, non sono solo capolavori di ingegneria efficienti e funzionali. Sono molto di più: sono custodi di una gioia di vivere inarrestabile, prova tangibile che, in questo mondo, nulla è davvero impossibile.



lunedì 16 giugno 2025

NIno Cerruti l'uomo del Ponte


 

In ogni comunità c’è sempre una persona che riesce a emergere e a stupire tutti. Persone che possiedono dentro di sé quel qualcosa in più: il genio. Nino Cerruti era uno di questi. Un artista capace di lasciare il segno non solo nel mondo della moda, ma anche nella sua comunità e nella cultura in senso più ampio. Amante appassionato della settima arte, Cerruti è stato uno dei primi a intuire e a valorizzare il rapporto tra moda e cinema, due mondi che fino a quel momento viaggiavano su binari separati. Grazie a questa visione, ha saputo creare non solo uno stile unico, ma un modo di vestire capace di raccontare storie, emozioni e atmosfere, come in un film.

Amava la Francia, il tocco plissé che dava leggerezza e movimento agli abiti, e riusciva a portare quell’eleganza anche nella vita quotidiana. Ricordo con affetto la soffitta della sua azienda, dove erano conservate una collezione preziosa di fotografie e abiti: testimonianze tangibili di una carriera vissuta con passione e umiltà. Un uomo affabile e attento, profondamente legato al territorio biellese. La sua sensibilità si riflette ancora oggi, nelle scelte di illuminazione di via Cernaia e negli arredi urbani, veri e propri segni del suo buon gusto.

Intitolargli un ponte è stato un gesto giusto e significativo. Quel ponte non è solo una struttura, ma un simbolo potente: un collegamento tra passato e futuro, un passaggio verso nuovi traguardi. Come Cerruti ha saputo unire tradizione e innovazione, cultura e modernità, così quel ponte rappresenta la continuità e la crescita di una comunità che guarda avanti senza dimenticare le proprie radici.

Al di là dei soliti commenti negativi sui social, questo è un tributo doveroso a un uomo che ha saputo fondere la moda e il cinema con eleganza e innovazione, portando lustro alla sua terra e alla cultura italiana.


giovedì 12 giugno 2025

Schegge di memoria


 

Il mese di giugno è da sempre legato a eventi che hanno attraversato il tempo per consegnarci pietre miliari della storia. Uno di questi è, senza dubbio, lo sbarco in Normandia.

Omaha Beach, Utah Beach sono nomi che oggi vivono come una cartolina indelebile, testimoni del luogo dove si decise l’esito finale della contesa tra il mondo libero e la tirannia, tra l’oscurantismo e la democrazia.

Chi ha visitato quei luoghi sa quanto potere evocativo abbiano quelle sabbie, quei bunker, quei cannoni rimasti a memoria imperitura di quei giorni del giugno 1944 I musei che ho trovato in Normandia sono i depositari della memoria storica, ma non hanno – o almeno non sempre – lo stesso potere evocativo di una natura che si interseca con l’opera dell’uomo. L’aria stessa, un po’ salmastra e un po’ tetra, racconta silenziosamente di quel tempo. Persino un fotografo esperto come Robert Capa fece fatica a immortalare appieno la drammaticità di quei momenti.

Ma la natura non dimentica. Secondo un recente studio scientifico, la sabbia di quelle spiagge, calpestata solo un paio di stagioni fa dal sottoscritto, contiene ancora oggi un 4% di residui della battaglia: frammenti metallici, particelle di differente natura insomma schegge di memoria.

Schegge che è nostro dovere conservare, perché ci restituiscono il senso profondo di uno scontro violento e sanguinoso, ma anche il valore inestimabile della libertà conquistata. Grazie a quegli uomini abbiamo potuto scrivere pagine nuove di democrazia e di speranza. Non sprechiamolo, oggi

giovedì 5 giugno 2025

Ciao Paolo


 

Ciao Paolo,

Che tristezza apprendere della tua scomparsa in un giorno che, per noi milanisti, aveva il sapore della rinascita: l’arrivo a Milanello di Luka Modrić che alimenta i sogni di una nuova grandeur, come quella che abbiamo vissuto nel primo decennio del nuovo secolo.

Non posso non ricordare quando, grazie alla tua generosità e disponibilità, siamo riusciti a organizzare decine di pullman verso San Siro. Quante ne abbiamo vissute insieme: vittorie indimenticabili, certo, ma anche delusioni — sempre però accompagnate da un’unica, immensa passione.

Quante scuole calcio abbiamo portato allo stadio! Ricordi quella volta che portammo i ragazzi di Cossato con le sciarpe azzurre della Nazionale dedicate a Gilardino? Peccato che fosse Milan–Empoli, e gli avversari indossassero proprio quel colore…

O quella volta che, inconsapevoli, finimmo nel backstage di Eccezzziunale Veramente 2, durante un derby vinto dai cugini grazie alle magie dell’Imperatore…

E come dimenticare la partita perfetta del 2 maggio 2007 contro il Manchester?

Tanti ricordi a tinte rossonere, lo ammetto, ma nati da una sinergia rara, autentica, che andava oltre il tifo.

Ecco perché, proprio al termine di una stagione non esaltante per i nostri colori, mi dispiace immensamente che tu ci abbia lasciati. Perché come ripetevi sempre anche tu, con quella luce negli occhi: “Dopo Istanbul, c’è sempre Atene.”

Buon viaggio, Paolo.

Dalla disfatta al trionfo: quando la storia (e il calcio) insegnano a rialzarsi

  Ci sono sconfitte che bruciano per anni. Ma a volte, proprio da quelle cicatrici, nasce la spinta per scrivere la pagina più bella. Nel ca...