Premetto Favino è un grande
attore e non deve certo dimostrare nulla, ha saputo essere un Fregoli davanti
alla videocamera interpretando personaggi che hanno fatto la storia del nostro
paese, da Buscetta ad Craxi. Nell’ultima fatica lo vediamo dare le sembianze a
un marinaio d’Italia, Salvatore Todaro, insignito di più decorazioni durante la
seconda guerra mondiale per le sue gesta nella guerra in mare. A parte la
trasposizione veneta di un ufficiale di origini pugliesi, il film scorre ed è
godibile per la qualità della recitazione e per il pathos che ci si mette. Non è
un film di guerra, gli italiani purtroppo non sono in grado di raggiungere le
vette di Spielberg, ma un film di sentimento che vuole mettere in evidenza il
senso di altruismo, vero, che pervade chi naviga sotto coperta o sott’acqua,
indipendentemente dalla bandiera per cui combatte. Todaro esempio italiano,
certamente si, ma non fu l’unico a soccorrere in mare, ricordiamo infatti il
rispetto e il salvataggio di marinai italiani effettuato dall’ammiraglio inglese
Cunningham dopo il 12 ottobre 1940 quando gli inglesi affondarono i cacciatorpediniere
Airone, Ariel e Artigliere, oppure l’ordine dell’Ammiraglio Donitz che
contravvenendo alla direttiva 154 che non prevedeva il soccorso in mare, diede
mandato di aiutare i naufraghi del Laconia, il transatlantico che trasportava
prigionieri di guerra italiani. A Norimberga, durante il processo contro i crimini
di guerra, Donitz fu poi condannato a dieci anni per crimini di guerra, ma ebbe
un testimonial d’eccezione nell’ammiraglio Chester Nimitz che affermò come nella
guerra sottomarina nel Pacifico, sia gli americani che i giapponesi, non erano
tenuti al salvataggio di vite e, quando questo avvenne, i salvatori spesso
diventavano vittime. E’ la guerra, verrebbe da dire, a seconda delle situazioni
abbiamo assistito ad atti di eroismo e ad altri di vigliaccheria dosati in
egual misura. Senza entrare nel merito della ricostruzione storica, in alcuni
casi edulcorata a vantaggio dei buoni sentimenti (alla fine la cronaca reale riporta
che un po’ timidamente Todaro disse al comandante belga, che reclamava il nome
del suo salvatore, che si chiamava Salvatore Bruno e non certo zio Salvatore
come pomposamente fa intendere Favino/Todaro), il film pone l’accento sull’uomo
e, come diceva sempre Steve Jobs, è lui a fare la differenza in qualsiasi
situazione, in guerra e in pace, sono le sue attività a declinare la bontà del
suo essere.
domenica 5 novembre 2023
E' sempre l'uomo a fare la differenza, anche in guerra
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