lunedì 4 luglio 2022

Il presunto flop di Barbero in Tv. C'è voglia di narrazione storica ??


 

Il flop di Barbero, titolano così alcune testate per mettere alla berlina il professore universitario che di mestiere fa il divulgatore e che sabato in prima serata ha portato la vita di Dante sulle major di Stato. Oddio quasi 700 mila persone che si sono acculturate in Italia il sabato sera meriterebbero un’inchiesta approfondita, perché significa che c’è speranza di cultura quando questa interessa così tante persone. Ma facendo un approccio di tipo comunicativo vorrei tracciare un’analisi. Innanzitutto credo che il posizionamento in prime time di una trasmissione di questo genere, se si vogliono fare ascolti sia sbagliato, in secondo luogo la lunghezza della trasmissione, nel mordi e fuggi odierno l’attenzione la tieni desta per dieci quindici minuti non di più, temi interessanti come la vita del Sommo Poeta se tirata per le lunghe può non scaldare i cuori, terzo pur essendo un bravo divulgatore Barbero non ha l’aplomb di un Angela, molto più istrionico e capace di ammaliare le folle. Se poi la didattica non è supportata e spezzata da immagini, anche di fiction, per rendere la narrazione più incisiva, allora il rischio è di annoiare. Senza voler dare lezioni a nessuno il divulgatore, soprattutto di storia, oggi, se vuole essere capace di attirare l’attenzione deve essere rapido, capace di fare parallelismi con l’attualità e instillare curiosità senza svelare il tutto. In questo modo riesce a catturare l’attenzione e a creare un rapporto sinergico con l’ascoltatore. Uno dei migliori format che ho trovato, a proposito della storia sono i cosiddetti tweet (140 caratteri) che riportano in tono giornalistico gli avvenimenti del passato, sono testi e temi intelligenti in grado di incuriosire e di legarli al presente. Mentre sul fronte video la durata di spiegazioni e lezioni, spesso con dotte citazioni e situazioni intriganti non devono mai superare i dieci minuti. Se poi qualcuno vuole approfondire vi sono libri e lezioni universitarie ma questa è tutta un’altra storia    

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