Alan Kennedy l’uomo delle finali, il difensore del Liverpool
diventato leggenda al Parco dei Principi. Nella storia della Champions, all’epoca
rigorosamente Coppa dei Campioni nei sogni di noi ragazzini vi erano solo tre
squadre, l’Ajax di Crujif, il Bayern di Honess e il Liverpool di Dalglish e
giocare al campetto dell’oratorio era un must pronunciando quei nomi
improbabili frutto di azioni che invece non avevano nulla di spettacolare su
quei campi spelacchiati. E con loro i nomi di Juanito, Santillana per il Real
piuttosto che Shaw dell’Aston Villa era un tutt’uno. La finale del 1981 me la
ricordo era un anno di rinascita per noi rossoneri dopo le forche caudine della
B, pagando come avrebbe poi detto Peppino Prisco, si stava costruendo uno squadrone
e arrivava dalla perfida Albione lo Squalo, purtroppo per noi sdentato. Ma
quella partita la vedemmo tutti, da una parte lo squadrone Real affidato in panca a
Boskov contro gli irresistibili inglesi. Non un gran partita per carità, ma la
zampata di Kennedy a 8 minuti dalla fine la indirizzò per la quinta coppa
consecutiva inglese, serie poi proseguita anche l’anno successivo con l’Aston
Villa. Erano gli anni in cui si diceva che il calcio inglese era nettamente
superiore, poi la storia per fortuna è cambiata. Ora la vendetta di Boskov è servita
domenica 29 maggio 2022
Kennedy e la Coppa sfumata di Boskov: "chi ha sbagliato ? Augustin ? (pagliuca ndr)
domenica 15 maggio 2022
Kaikki on Suomen syytä (tutta colpa della Finlandia)
Finlandia e Russia non sono mai state buone alleate e a fronte
di una dominazione reale dal 1807 al 1917 e a una assoggettata soprattutto nei
primi anni dopo la seconda guerra mondiale. Ceduta da Napoleone dopo l pace di
Tilsit del 1807 e dopo aver convissuto con la Svezia per sei secoli entrò nelle
mire della Russia e degli zar. I primi decenni furono abbastanza tranquilli ma
a partire dal 1878 la Russia inaugurò una politica panslavista che tendeva ad
assoggettare i popoli confinanti, con tutte le decisioni prese a Mosca e non in
periferia. Ci furono rivolte anche cruente con l’assassinio del governatore
Bobrikov e la concessione nel 1906 di una Costituzione più liberale in effetti
nel 1905 i prodromi della rivoluzione avevano già scatenato alcune pulsioni che
avevano provocato rivolte in ogni dove. Nel 1917 la Finlandia con il crollo
dell’impero zarista si rende indipendente ma non è una conquista facile i bolscevichi
cercano di conquistare il paese scandinavo e Mannerheim li sconfigge. La
repubblica finlandese diventa effettiva nel 1919 e con il trattato di Dorpat i
sovietici riconoscono il diritto all’esistenza con la presidenza di Stahlberg.
Stalin poi negli anni trenta e quaranta effettuò la stessa politica di Hitler
cercando di annettersi tutti i territori persi alla fine della prima guerra
mondiale e la Finlandia era uno di questi. Le truppe sovietiche cercarono di
conquistare lo stato ma furono respinti e fu una lotta cruenta. Fu per questo
motivo che quando Hitler invase l’Urss i finlandesi entrarono in guerra contro
i sovietici. Se molti ricordiamo Vassilj Zaetzev come cecchino di Stalingrado,
pochi forse rammentano Sino Haya, detto la morte bianca che uccise centinaia di
sovietici sulla linea Mannerheim. Alla fine della guerra la Finlandia pagò
dazio all’Urss ma mantenne una certa neutralità. Se provate ad andare a
Helsinki non parlate russo, vi guarderebbero male e non hanno ancora digerito
la dominazione dell’800 ne di quella vellutata del secolo breve: naturale che
abbiano chiesto la protezione dell’Ombrello Nato (loro hanno già dato)
Comunque vada sarà un impresa
La tensione c’è è giusta, palpabile,
ma poi bisogna rimanere sereni, è pur sempre una partita di pallone e la nostra
squadra del cuore è quella che ci ha abituato a realizzare imprese nel bene e
nel male di cui si perde la memoria. La prima squadra italiana a vincere la
Champions, anche se all’epoca la dicitura perfetta era Coppa dei Campioni, che
ha saputo primeggiare sui campi d’Europa e che ha toccato anche i bassifondi
della serie cadetta, una volta pagando e una volta andando gratis come
vaticinava il buon Peppino Prisco. Ho avuto la gioia di godermi uno scudetto da
ragazzo, una coppa italia con le parate di William Vecchi, una Champions con l’esodo
di Barcellona, una partita folle come quella contro l’Ajax, una supercoppa in
quel di Montecarlo, ma al contempo di guardarmi un Milan Sambenedettese con
rete di Di Bartolomei, una serie B masticata in campi come quello di Monza e Cava
dei Tirreni, un derby straperso che diede il via al triplete, una finale pazza
di Istambul. Nel bene e nel male ho sempre tifato i colori rossoneri
consapevole che il sottile equilibrio fra vittoria e sconfitta è così flebile
che bisogna sorridere nel momento della gioia e non rassegnarsi nella
sconfitta. L’uso dei social in questi anni è stato deleterio per il tifo
sportivo perché ha portato all’esasperazioni cori e sfotto che una volta erano
dominio delle curve e ora sono patrimonio h24 di qualsiasi persona, portando il
tifo all’estremo di essere sempre presente. Sulla stagione rossonera al di la
della presenza fisica contro Liverpool e Fiorentina in curva verde mi è
piaciuta la capacità organizzativa gestionale, quella economica prendendo
letteralmente a calci i procuratori milionari (scusami Mino ma so che comprendi)
e anche quella tecnico tattica. Due giocatori su tutti Leao, il nostro Mbappe
quando parte e Sandro Tonali, un clone di Gattuso ma con più sostanza. Insomma una
squadra per cui vale la pena tifare, per cui è lo dico ora se sarà bene
altrimenti sempre in alto i cuori rossoneri
13 ° successo Orange in casa vale il passaggio del primo turno di play off
Quarto incrocio stagionale con il
Sardinia Futsal per l’Orange che di fatto apre le danze per la fase finale
della stagione. Due vittorie e una sconfitta lo score delle passate sfide, ma
quella del Palabrumar è una partita senza appello. Gli Orange la possono
disputare in casa, in virtù del secondo posto finale nel campionato. Squadre al
completo e pronte alla sfida, ma, fin dalle prime battute, si vede che gli
Orange hanno una marcia in più e di fatto costringono la squadra di Melis sulla
difensiva, decine i tentativi, ma la difesa sarda nei primi minuti è
impenetrabile, occorre l’estro e la magia di un tocco, anche un po’ sporco, e
in questo Mendes è un campione: prima lambisce il palo, poi di controbalzo
scheggia la traversa e, al terzo tentativo, con il grande aiuto di Cannella, la
mette alle spalle di Saddi. E l’azione che da il via all’arrembaggio dell’Orange
nella prima frazione. Gli ospiti cercano di reagire, ma la tempra Orange è più
forte poi, Victor Hugo, prima prende il giallo su una ripartenza che gli costa
il giallo e poco dopo litiga con l’arbitro che gli commina il secondo giallo.
Con un uomo in meno sale in cattedra Rivella che in trenta secondi indirizza il
match prima, modello Dinho contro il Chelsea, trova il pertugio basso da lontano,
poi finalizza una discesa slalom di Cannella. Il risultato alla fine del primo
tempo è di 3 a 0 ma avrebbero potuto essere di più le marcature, che puntuali
arrivano invece nel secondo tempo, quando Melis, affidandosi al portiere di
movimento, si scopre e permette a Curallo, Mendes, Ibra per due volte,
Vitellaro e Rasero di tacco di impinguare il bottino. Il 9 a 0 finale è un buon
viatico, anche se la squadra ospite, nel secondo tempo, ha di fatto alzato
bandiera bianca. La condizione di Celentano e compagni è buona e con quello
contro il Sardinia diventa la 13 perla realizzata al Palabrumar, fermarsi
adesso sarebbe un peccato.
Orange vs Sardinia 9 – 0 (3 -0
pt)
Marcatori: 2 reti Rivella, Mendes,
Ibra 1 rete Vitellaro, Rasero, Curallo
sabato 7 maggio 2022
Orange percorso netto e completo in casa e ora testa ai Play off
Con la vittoria per 7 a 1 contro i
sardi del Jasnagora ( una partita combattuta soprattutto nel primo tempo) si
conclude la stagione regolare dell’Orange futsal che saluta il suo pubblico al
PalaBrumar con la dodicesima vittoria consecutiva fra le mura amiche. Un
percorso quasi netto in questo girone di ritorno con dieci vittorie e solo due
sconfitte esterne in quel di Isola nel derby e contro l’Mgm 2000, la vera
rivelazione di questa parte di campionato. Celentano e compagni hanno messo a
segno 101 reti diventando il terzo attacco del campionato, mentre la porta
difesa da Tropiano è la meno battuta con una differenza reti assolutamente
notevole. Solo la regolarità della Domus è stata in grado di mettere in secondo
piano i numeri dell’Orange e alla fine poi il disavanzo in classifica regala
forse qualche rimpianto per una partenza esterna in campionato non all’altezza
del campionato sin qui disputato. Ora i play off si aprono con la sfida al
Sardinia, mentre nell’altro scontro del girone Mgm e Avis Isola si
contenderanno l’ultimo posto disponibile per la finale del girone che darà
accesso ai successivi passaggi verso la serie superiore. “Un campionato – come commenta il Direttore Marco
Caccialupi – che soprattutto nel girone di ritorno ha reso secondo le aspettative
della società che aveva chiesto ai ragazzi di vincere più partite possibili per
rimanere al vertice. La preparazione effettuata negli ultimi due mesi grazie
anche al contributo di Licciardi sta dando i suoi frutti e il gruppo è tonico. Affronteremo questi play off con la giusta
ambizione per farlo da protagonisti”
Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine
Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...
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