sabato 31 ottobre 2020

Salviamo la Storia dalla Rai


 

Insomma tanto tuonò che piovve: mobilitazioni popolari, la solita petizione su Change org e alla fine la Rai ha partorito il topolino: la trasmissione, o meglio il Canale, è salvo ecco il comunicato Luce Rai in cui si dice tutto e il contrario di tutto : l'amministratore delegato ha spiegato che non c'è alcuna volontà di chiudere nè accorpare i canali Rai Storia e Rai Sport. Secondo Salini si tratta solo di ipotesi riconducibili a simulazioni e scenari volti ad affrontare la situazione economica. Ma l’idea è che al momento non se ne farà niente e tutto rimarrà immutabile come i programmi a volte vecchi, altre volte riproposti, altre volte ancora in onda lunghe disquisizioni soporifere su temi triti e ritriti.

Ecco forse poteva essere l’occasione buona per rivitalizzare un tema o meglio la storia come elemento e materia utile per confronti, palestre di incontri, saggi, libri e magari attualizzarla e renderla appetibile alle giovani generazioni. Ad esempio domani sera (oggi per chi legge) sul canale troviamo la visione di un film dedicato alla prima guerra mondiale (torneranno a fiorire i prati di Ermanno Olmi) la guerra sugli Altipiani. Magari la visione del film poteva essere accompagnata da documentari o da servizi dedicati al fronte italiano, alla recensione di libri legati alla Prima guerra mondiale a trasmissioni sulle armi utilizzate al fronte, a un dibattito politico/militare sulla Grande Guerra (in fin dei conti sono 102 passati dalla fine del conflitto, magari legandola nei giorni successivi alla pandemia della Spagnola), alla visione di video dedicati su you tube sull’argomento (che possono appassionare i più giovani) alla presentazione dei medagliati italiani, alla disquisizione per esempio sulle formazioni austriache (chi avevamo di fronte, boemi, sloveni, croati, ungheresi o italiani di origine). Oppure parlare dell’economia di guerra, del ruolo delle donne, dei canti e dei giornali presenti al fronte, della retorica e della propaganda.

Sono veramente mille e più lavori che potevano dare una chiave di lettura dell’evento e invece nulla. Io avrei proposto anche se si voleva fare audience una maratona di film sulla Grande Guerra (niente di nuovo sul fronte occidentale, giovani aquile, war horse, 1917, il battaglione perduto, la grande guerra ecc.) Invece la visione corre il rischio di essere polverosa, paludata, per pochi ma non per tutti (ma in questo caso al sottoscritto piacerebbe la platea fosse la più ampia possibile). La storia è il giornalismo del passato, le esigenze di chi ha vissuto in passato sono le stesse che viviamo quotidianamente, leggevo a proposito del 1853 dell’epidemia di colera che colpì il Piemonte, Cavour doveva decidere se effettuare quarantena o meno (l’odierno lockdown) ma lui si battè contro il parere del Consiglio della Salute perché il paese doveva andare avanti e non chiudere. Come vedete argomenti simili al nostro presente, allora, quello che mi chiedo e che vorrei è un linguaggio che fosse il più possibile comprensibile e popolare, questo gioverebbe molto alla storia e anche agli italiani e, probabilmente, renderebbe appetibile la storia, anche su una rete pubblica.


lunedì 26 ottobre 2020

NIHIL NOBIS METUENDUM EST PRAETER METUM IPSUM (non dobbiamo aver paura che della paura)



Divorata letteralmente la serie proiettata su Netflix dedicata ad Arminius e alla battaglia di Teutoburgo, in realtà l’atto bellico dura veramente poco e tutta la serie viene dedicata alla costruzione della congiura con il crescendo tipico rossiniano dai primordi fino al compimento del tradimento che porta alla distruzione delle tre legioni di Varo a Kallkriese. Decisamente spettacolare la ricostruzione dei dialoghi latini, mentre l’idioma più diretto è quello dei cosiddetti barbari, i romani sono presentati alla stregua di invasori perfidi dedicati al profitto e non a difendere i confini del limes, pronti a soggiogare alla più elementare ubbidienza e a massacrare e a vessare le popolazioni locali. Essendo una serie costruita e programmata dai tedeschi certamente non si poteva pensare a una ricostruzione più equilibrata, ma se deve essere rilanciata una seconda serie, mi aspetto l’arrivo di Germanico, la morte di Arminio e la battaglia di Idistavisio, praticamente un Teutoburgo al contrario appena cinque anni dopo la strage di romani. Non so se sarà così ma qualche licenza poetica il regista l’ha attuata. Segeste, il suocero che taglia la testa al cadavere di Varo sembra una forzatura. Manca la figura del fratello di Arminio che rimarrà fedele a Roma anche dopo Teutoburgo. Insomma la figura di Arminio celebrata anche dai nazisti come supremo simbolo di ribellione è stato fin troppo mitizzato, uomo ambiguo che ha sfruttato la sua posizione all’interno della nomenclatura romana (l’impero faceva così per cooptare le popolazioni prima ostili) per mettere in atto il suo piano. Di grande impatto scenico invece il dialogo, post mortem di Varo, quando Arminius parla alla testa mozzata del Console una sorta di excusatio non petita…. Per le sue gesta   

lunedì 19 ottobre 2020

Ah se c'era Rambo Koeman


 In principio era Lippi, ah se c’era Nedved, poi ora persino Rambo Koeman ha voluto dire la sua premettendo che la Champions 2003 dovesse essere un affare di proprietà dei lanceri di Amsterdam. La storia non si fa con i se e con i ma e bisogna accettare il triste destino o il fato che ti si presenta di fronte durante la stagione. La recriminazione è l’alibi di chi non è andato avanti, ma quello che poi diventa valido e che i periodi ipotetici possono andare avanti all’infinito. Mi preme ricordare, visto che quella partita contro l’Ajax l‘ho vista dai gradoni di San Siro, che quella sera fu una partita pazza e se ci fosse stata la goal line technology il tiro di Brocchi sarebbe stato considerato rete, così come il Milan si mangiò decine di occasioni, mentre gli olandesi misero a referto solo tre tiri e per giunta massima resa con due reti. In quella stagione il Milan merito la vittoria finale per un percorso lungo me denso di soddisfazioni e con fior di scalpi e soprattutto con due combattutissimi derby in finale. Ecco se devo ricordare una vittoria di Coppa per me quella è definitiva e indelebile, per il percorso, la gloria, le partite e le occasioni avute e sprecate, ma capisco che arrivare quasi fino in fondo e poi mancare il bersaglio grosso faccia girare un po’ l’anima. Sensazione da me provata diverse volte, la fatal verona, la notte più brutta della mia vita a Istanbul ecc. bisogna godersi il momento senza rimpianti assaporando ogni piccolo momento, in fin dei conti non è la metafora della vita

domenica 18 ottobre 2020

Non si prenda in giro la Bagna Caoda


Da un amministratore mi aspetto serietà di comportamenti e di azione e non certo atteggiamenti da star e pose da comico di avanspettacolo. Purtroppo la satira, che da sempre sbeffeggia i potenti di turno, invece di pungolare a far meglio è diventata un metro di confronto e lo sbeffeggiato cerca di cavalcarla in modo univoco pronto addirittura a trarne dei vantaggi. Il risultato è pessimo non si sa più chi fa cosa, come ammiccava il buon Enrico Bertolino, politici che fanno i comici meglio dei comici, sigh. Una premessa doverosa per evidenziare l’ennesima battuta di un governatore che è diventato un icona/macchietta e che supera persino il suo imitatore principe (il paese delle meraviglie Crozza). Cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo? Invece di dedicarsi a temi amministrativi a lui più cari, sfotte i piemontesi e la bagna caoda nella infinita lotta calcistica fra il male (la Juve) e il bene (tutto il resto del football), a margine della querelle Covid De Laurentis/Agnelli, il tutto nel solito melenso programma di un conduttore non conduttore. Trovo la vicenda assurda, fuori luogo e fuori contesto. Sinceramente non mi fa ridere “sentenza limpida come una scodella di bagna caoda” non offenderei in questo modo, col suo modo un popolo e il suo territorio. La Bagna Caoda è stato sempre un cibo povero, tradizionale gustoso di una terra e del suo popolo che in questo modo celebrava anche tradizioni contadine, non si usava certo la scodella ma il fujot (sfido il buon governatore a pronunciarlo con la giusta cadenza), e quella preparata a Faule nel Cuneese è una delle migliori mai assaggiate. Salsiccia e friarielli oppure la mozzarella di bufala sono altrettanti buoni piatti di una cucina italiana cos’ variegata e buona da meritare la giusta e dovuta attenzione e non certo metro di paragone nè tantomeno di sfottò. Siamo una nazione che si fonda su tradizioni e gusti che variano di luogo in luogo siano un merito e un vanto di ricchezza non uno sfottò caro De Luca

domenica 4 ottobre 2020

La storia su Netflix arriva a Teutoburgo 2011 anni or sono

Torna la storia su Netflix ed arriva con una produzione tedesca tutta dedicata alla disfatta romana a Teutoburgo del 9 dopo cristo quando le tre legioni di Publio Quintilio Varo furono letteralmente massacrate e distrutte nella selva tedesca tra l’8 e l’11 di settembre. Un duro colpo alle aspettative dei romani di imporre il proprio giogo così lontano dalla penisola italica. Come sempre succede in questi casi errori di impostazione, una regione non ancora pacificata, ne tantomeno asservita all’Impero e in cui un governatore/generale come Varo non era certo la persona giusta per quei tempi. Un traditore conclamato come Arminio che conduce le legioni a un’imboscata in un terreno sconosciuto e procede poi al massacro, anche i legionari prigionieri furono sacrificati come tributo alla vittoria. La storia ci racconta che la vendetta di Roma non tardò ad arrivare, sette anni dopo Germanico, lavò l’onta di quella sconfitta con una vittoria poderosa e un massacro successivo delle genti tedesche. Roma però non si stabilì in quella zona, troppo improduttiva per tasse, gabelle e sfruttamento minerario, scegliendo di fatto l’est Europa, con la Dacia. La curiosità è quella di vedere le sei puntate della serie, per capire se la ricostruzione è fedele alla storia oppure una sorta di revanche tedesca sulle genti latine, ma questo si capirà solo se ci sarà il seguito, la prima serie si ferma infatti l’11 di settembre (guarda caso) nella selva di Teutoburgo, l’odierna Kallkreise, Germanico arriva dopo.   

Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine

  Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...