giovedì 27 febbraio 2020

Le confessioni di un periodo fantastico e incredibile


Van Basten vs Sacchi per chi ha vissuto la fine degli anni ottanta l’idiosincrasia tra il cigno di Utrecht e l’Arrigo di Fusignano era non solo nota, ma rischiava di minare i successi di una squadra per certi versi fu irripetibile. Van Basten per chi ha avuto la fortuna di poterlo ammirare a San Siro, mi ricordo la quaterna messa in carniere contro il Vitocha ancora bene, era un centravanti incredibile capace di muoversi con una leggerezza senza pari e di inventare parabole impossibili. Un vero peccato che abbia finito la sua avventura calcistica per via di caviglie sottili e leggere. La sua rete contro la Russia in finale dell’europeo 1988 è una delle migliori mai viste insieme a quella di Sheva contro la Juve a San Siro. Sacchi era un mister ieratico, maniacale nei suoi dettami, e un tipo molto dispotico, ma la sua capacità di costruire un nuovo modo di intendere il calcio ha aperto un’era nuova. Scudetti, ma anche molte coppe, quelle che hanno costruito il mito del Milan europeo e non poteva essere altrimenti per la prima squadra italiana a mettere in bacheca la Coppa dei campioni. Non so quale possano essere i risvolti e le confessioni di Marco, e forse anche francamente me ne infischio, ma quello che è certo è che per noi milanisti è stato un bel periodo fatto di calcio champagne e di voglia di andare allo stadio, quella che ultimamente manca ma per la quale si prova una tremenda nostalgia

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