Van Basten vs Sacchi per chi ha
vissuto la fine degli anni ottanta l’idiosincrasia tra il cigno di Utrecht e l’Arrigo
di Fusignano era non solo nota, ma rischiava di minare i successi di una
squadra per certi versi fu irripetibile. Van Basten per chi ha avuto la fortuna
di poterlo ammirare a San Siro, mi ricordo la quaterna messa in carniere contro
il Vitocha ancora bene, era un centravanti incredibile capace di muoversi con una
leggerezza senza pari e di inventare parabole impossibili. Un vero peccato che
abbia finito la sua avventura calcistica per via di caviglie sottili e leggere.
La sua rete contro la Russia in finale dell’europeo 1988 è una delle migliori
mai viste insieme a quella di Sheva contro la Juve a San Siro. Sacchi era un
mister ieratico, maniacale nei suoi dettami, e un tipo molto dispotico, ma la
sua capacità di costruire un nuovo modo di intendere il calcio ha aperto un’era
nuova. Scudetti, ma anche molte coppe, quelle che hanno costruito il mito del
Milan europeo e non poteva essere altrimenti per la prima squadra italiana a
mettere in bacheca la Coppa dei campioni. Non so quale possano essere i
risvolti e le confessioni di Marco, e forse anche francamente me ne infischio, ma
quello che è certo è che per noi milanisti è stato un bel periodo fatto di calcio
champagne e di voglia di andare allo stadio, quella che ultimamente manca ma
per la quale si prova una tremenda nostalgia
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