domenica 26 maggio 2019

Un maestro per noi





Un senso di vuoto mi pervade sempre quando una persona con cui ho avuto modo di confrontarmi scompare. Avevo avuto la fortuna di intervistare Giorgio Bocca prima della sua dipartita e la stessa sensazione mi pervade ora dopo aver sentito quanto occorso a Vittorio Zucconi. Un giornalista vero, un uomo ma soprattutto un sagace fustigatore dei costumi italiani e non solo. Ho ammirato le sue lotte, spesso senza speranza contro gli hater sul web, lui sempre pronto a battagliare anche se a volte era senza speranza. Ci accomunava la passione per il Milan, per il Milan non quello stellare, ma quello del golden boy, gli anni del Milan proletario, del Paron Rocco e di chi soffre. Ecco come umile cronista mi piacerebbe poter dire di assomigliare un poco a lui vorrebbe dire avere l’umiltà di comprendere al meglio le cose. In un mondo in cui gli arguti cronisti scarseggiano sempre più un maestro di cui sentiremo la mancanza



venerdì 24 maggio 2019

Barcellona 24 maggio 1989 io c'ero



Come passa il tempo, trent’anni fa prendevo un treno destinazione Barcellona insieme ad alcuni amici di Milano per andare alla scoperta del mio futuro, giovane universitario con tutte le icnognite sul proprio futuro, lavorativo e non solo, ma aveva la tenacia e la spavalderia dalla mia parte. Era un treno carico di desideri, con mio padre e mia madre prodighi di consigli, in fin dei contri la tragedia dell Hillsborough stadium era avvenuta appena un mese prima. La sosta a Genova con i doriani che insultavano gli occupanti dei treni speciali, come il nostro, l’attraversamento della Francia meridionale e poi la sveglia alle sei del 24 per prendere i bus a Perpignan. Due ore per arrivare a Barcellona e la gioia di trovare striscioni di benvenuto sui cavalcavia, in fin dei conti aVEVAMO BATTUTO IL Madrid 5 a 0 in semifinale. Quel giorno gli abitanti di Barcellona ci coccolarono, ho mangiato gratis in un pizzeria proprio perché portavo i colori del Milan. A ogni rambla e plaza era un tripudio di bandiere rossonere. Eravamo in 90.000 una transumanza incredibile di tifo e di gioia. Il risultato mai in discussione anche alla vigilia, avevamo già vinto, uno stadio che ribolliva di passione, Marco Van Basten a pochi cm da me, l’invasione sul prato toccata per pochi minuti del Camp Nou. Il ritorno l’arrivo a Biella San Paolo alla stazione con la bandiera ancora piantata nello zaino e l’abbraccio con la famiglia. Ecco trent’anni fa è stata un’esperienza unica e irrepetibile come quella squadra ed è stato bello parteciparvi. Una metafora della vita forse, un avventura e un patrimonio di ricordi da condividere  

mercoledì 8 maggio 2019

La sindrome di Liverpool



Tra pochi giorni saranno 14 gli anni che mi separano da Istanbul, che come testimoniava Abantatuono nel suo film cezziunale era la notte più brutta della sua vita. E in effetti quella sera faticai a prendere sonno, una partita perfetta tranne sei maledetti minuti, la disfatta più cocente, il passaggio tra quello che poteva essere, una stagione fantastica alla delusione più accesa. Perché ricordo questo perché immagino come si debba sentire il tifoso del barca in questo momento. A un passo dall’apoteosi con il giocatore più forte al mondo ti inchini alla passione, alla voglia di lottare fino in fondo e un po’ anche alla sfortuna. La storia delle squadre inglesi è questa palla lunga e pedalare e voglia di metterci l’anima in ogni contrasto. Una filosofia che si è un po’ persa a queste latitudini e che sarebbe bene ritrovare non fosse altro perché in fin dei conti le partite giocate come quella di ieri sera trasmettono la passione vera per lo sport e le leggende sono fatte per essere come sempre rinnovate

Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine

  Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...