Due gli eventi che hanno
contraddistinto la storia romana nel mese di gennaio, la congiura di Catalina
del 62 e la relativa battaglia sulle colline dell’appenino pistoiese nel 62
a.c. e il passaggio del Rubicone appena 13 anni dopo nel 49. Nell’antichità
darsi battaglia in un mese freddo non era consono, soprattutto per l’Antica
Roma, ma quella che si stava affacciando era l’impero con cambiamenti
repentini. Cicerone ci ha lasciato ampia documentazione sulla sua
contrapposizione contro Catilina, il suo quo usque tandem abutere patientia
nostra è stato uno dei mantra delle traduzioni al Liceo. La verità ciceroniana
però non ha dato altrettanto eco alla voce degli sconfitti, anche perché, in
quel periodo, se perdevi, la damnatio memoria, era la condanna definitiva.
Cicerone poi che non ebbe altrettanta fortuna vent’anni dopo e permise ad
Antonio di vendicarsi. Ma si sa le fortune sono effimere un giorno sugli altari
e un giorno sulla polvere. Nel 49 invece Giulio Cesare, a cui venne intimato di
tornare a Roma per riferire sulle sue posizioni ma di farlo senza disporre del
proprio esercito che avrebbe dovuto aspettarlo sulla riva opposta del fiume, la
XIII, attraversò con lui e la storia della repubblica cambiò per sempre (alea jacta est). Se
vogliamo il passaggio del fiume può essere una sorta di metafora della vita, a
volte bisogna osare, non aspettare, e attaccare quando si è pronti, detto e
fatto a gennaio ha un sapore diverso e bene augurante
domenica 7 gennaio 2024
Le idi di gennaio: metafora di un nuovo inizio (Rubicone e non solo)
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