14 chilometri da Siragusa, siamo
a Cassibile, è la fine dell’estate, un anno che si è aperto con il disastro
dell’Armir, 84.000 soldati sono stati inghiottiti dal moloch della guerra nelle
steppe russe, Kasserine ha rappresentato il colpo di coda in Africa ma poi gli
americani hanno preso il sopravvento. Nella notte del 25 luglio il fascismo è
crollato, non prima di aver perso la sicumera con l’invasione il 9 luglio della
Sicilia. Il paese è ridotto male, i bombardamenti non guardano in faccia a
nessuno, la miseria è nera, manca la catena di comando. E’ tempo di cambiare
registro, l’Italia è sulla via della resa. E proprio in campagna sotto una
tenda viene firmato l’armistizio per mano del generale Castellano. Mancano poco
più di cento ore all’annuncio, bisogna fare in fretta, c’è l’opportunità di
liberare Roma, ma occorre fare in fretta. L’82 potrebbe paracadutarsi nella
città eterna, ma Eisenhower non si fida degli italiani e di Badoglio, manda in avanscoperta
il 7 settembre a Roma due colonelli e scopre che gli italiani tergiversano, non
sanno come muoversi, c’è anarchia. I tedeschi subodorano il voltafaccia e sono
in allerta, anche se non dispongono delle truppe necessarie per respingere un
eventuale offensiva. Com’è andata lo sappiamo, caos estremo, la fuga a Brindisi
della famiglia reale e militari italiani che con eroismo hanno subito la forza
della Wermacht, in Italia e in altri avamposti. E allora torna alla mente quel
giorno di settembre a quali prospettive si potevano aprire per la nostra gente,
a quanti lutti avrebbero potuto essere risparmiati se solo si avesse avuto un
po’ più di coraggio. Peccato
venerdì 2 settembre 2022
Tutti a casa. A Cassibile la firma dell'armistizio
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