Certe trasmissioni le abbiamo viste solo fare ai
boiardi di stato e mettere insieme politica e infanzia è quanto di più becero ci
possa essere. Il primo aspetto è la strumentalizzazione, il secondo è l’assoluta
finzione di una trasmissione tutta realizzata a tavolino e lontanissima da una
realtà quanto mai distante. Il giudizio vale per qualsiasi forza politica la
proponga sia chiaro anche se la puntata con il ministro del Tunnel del Brennero
Toninelli ha toccato vette esilaranti. Soprattutto quando spiegava il decreto
anti- corruzione ai bambini di otto anni (ma che senso ha), immagino che sia la
priorità dei suddetti bimbi. La spettacolarizzazione e l’uso improprio di una
rete pubblica per servizi di questo genere dia il senso della misura non della
politica (che si presta a questa manfrina) ma a coloro che vanno sempre in soccorso
dei vincitori, e in Italia da Piazza Venezia in poi ne abbiamo visti milioni,
questi sono i tipi più pericolosi. Mala tempora currunt
mercoledì 21 novembre 2018
martedì 13 novembre 2018
Indegno ??? ma mi faccia il piacere
Il capitano inteso come il Ministro
dell’Interno che tutto sa e tutto provvede e pontifica oggi o forse ieri pontifica
sul puntero del Milan, di fatto affermando che si aspetta una lunga squalifica
per l’attaccante di Gattuso. A parte il fatto che da una persona delle
istituzioni mi aspetto di tutto tranne che si metta appunto a pontificare anche
sullo sport nazionale, ma il fatto comico è che al Ministro non piace l’atteggiamento
(!!!!!!) proprio lui – direbbe Piccinini. E così con questa sciabolata morbida tra
un selfie e l’altro abbiamo anche l’Interno pensiero di un tifoso qualsiasi che
si vergogna del comportamento dell’attaccante (si vergogna? cosa dovremo dire
noi allora). Allora se lo ha fatto lui mi permetto di dire quello che penso
della partita di domenica. Troppo il divario tra le due società in termini
tecnici, una partita nelle gambe durissima contro il Betis Siviglia, con
relativa trasferta, una serie di infortuni che nemmeno a Lourdes ci aprono più.
Una svista difensiva che di fatto ci condannava a una partita diversa, un
rigore che avrebbe dovuto portare all’espulsione del difensore (anche se non
sarebbe cambiato il destino del match). E il solito protagonismo di Mazzoleni,
lo hai ammonito per proteste, due gialli per proteste sono assolutamente
eccessivi visto certo permissivismo. Detto questo ci si può anche incazzare, ha
sbagliato, pagherà con due giornate e ci rifaremo. E prima o poi torneremo
anche il ventennio ha avuto il suo epilogo, vero Matteo ?
domenica 11 novembre 2018
Pennivendoli ??
“Sciacalli infami” questo lo spregiativo epiteto che il
Ministro che dovrebbe gestire anche il mondo dell’informazione ha lanciato a
favore della categoria. Motivo aver osato raccontare la cronaca giudiziaria ed
esprimere, ebbene si è nella facoltà del mestiere che facciamo, giudizi, sull’operato
o a volte il non operato di quelli che sono i colleghi di partito. Ce ne
sarebbe abbastanza per sputare valanghe di insulti nei confronti di una persona che
riveste, purtroppo, un ruolo istituzionale che impone ben altra sobrietà. Ma nell’epoca
dei leoni da tastiera, del tutti contro tutti, del vaffanculo perenne lanciato
anni fa dal loro nume tutelare, sembra quasi la normalità. Il mestiere che noi
facciamo fatto di ore improbabili di lavoro, di attenzioni, di scritture e
riscritture, quando alle volte non sono tagli e contro tagli su servizi
televisivi, di professionalità che crescono sul campo che si affinano, a volte
attraverso errori, altre volte attraverso gavette. L’oscuro lavoro di mille e
più collaboratori che a volte per un tozzo di pane perdono anche il sonno e il
riposo per essere attenti su tempi e lavori. Ecco mi piacerebbe che quando un
Ministro della Repubblica parla di una categoria di lavoratori avesse un po’
più di accortezza. E invece termini come sciacalli, puttane, pennivendoli la
fanno da padroni in una sorta di delegittimazione perenne. Verrà un tempo in
cui la gente perbene, ed è la maggioranza, prenderà le distanze da questi
loschi figuri, perché urlare così è facile, come prendere l’applauso, ma nel
tempo questi spettacoli indecenti non durano. E noi siamo qui come Confucio
sulla riva del fiume
La fine della prima guerra mondiale. Rethondes 11 novembre 1918
Esattamente un secolo fa la vecchia Europa cessava di
esistere e al suo posto nasceva un periodo che di li poco sarebbe imploso. Su
un vagone ferroviario, mentre oggi andiamo in piazza per avere un treno ad alta
velocità, i corsi e i ricorsi della storia, si siglava l’armistizio che sarebbe
poi stato ratificato tra Francia e Germania
Ritiro entro 15 giorni delle truppe
tedesche da tutti i territori occupati in Francia, Lussemburgo, Belgio, nonché dall'Alsazia-Lorena
Entro i successivi 17 giorni abbandono
di tutti i territori sulla riva sinistra del Reno, e consegna delle guarnigioni
di Magonza, Coblenza e Colonia alle
truppe d'occupazione francesi
Consegna alle forze alleate di 5.000
cannoni, 25.000 mitragliatrici, 3.000 mortai e 1.400 aeroplani e relativa consegna di tutte le navi da guerra moderne. Consegna a titolo di riparazione di
5.000 locomotive e 150.000 vagoni ferroviari. Annullamento del trattato di Brest Litovsk
Si trattava di condizioni volte ad
impedire che il Reich potesse riprendere le ostilità, e vennero di fatto
confermate con il successivo trattato di Versailles, un errore con il senno di
poi. Torti e riparazioni e non magnaminità nella vittoria avrebbero consentito
di covare rivincite e di fare poi scattare la seconda guerra mondiale. In
italia più o meno successe la stessa cosa. Non avevamo imparato nulla dopo 50
mesi di guerra e milioni di morti. Oggi ricordare quelle ecatombi può essere
utile per guardare sempre con spregio ai nazionalismi più sfrenati perché portano
solo guai e ulteriori guerre, mentre a volte per progredire è più utile
riflettere
giovedì 8 novembre 2018
Come fregare i giornalisti italiani (non sono mica un pirla cit.)
Dite quello che volete ma Mou più
che un allenatore è un grande esperto di comunicazione, al termine di una
partita in cui la sua squadra è stata decisamente dominata e ha vinto con
fortuna con un mezzo tiro, si è inventato una sceneggiata consapevole che il
cronista italiano lo avrebbe poi intervistato solo ed esclusivamente per il
fatto di cronaca finale. Un giornalista sportivo serio lo avrebbe incalzato sul
dominio della Juve per 80 minuti, sulle tattiche usate da allegri, sull’incapacità
della sua squadra di trovare le giuste contromisure. Invece solo il gesto delle
orecchie che fa il verso al triplete dell’andata. Quello che un cronista
avrebbe dovuto notare è che in 180 minuti la sua squadra che una volta era la
dominatrice della Champions è stata dominata dai bianco neri. Poi, si sa, ci va
fortuna e nel doppio confronto lui ne ha avuta parecchia. MA siccome gli
italici pennivendoli per un click in più si venderebbero l’anima eccoli pronti a
trovare le polemiche e lui che conosce il panorama sportivo dei giornalisti del
bel paese ci ha sguazzato come pochi. In fin dei pochi è mica un pirla (cit.
Mou)
domenica 4 novembre 2018
Nonno Beppe festeggiamola insieme
Caro Nonno mi chiedo oggi a cent’anni esatti dalla tua
gioventù, dalle tue speranze e dalla tua voglia di combattere per un Italia
migliore cosa ne penseresti delle tue azioni se rapportate ad oggi e come tu
rileggeresti le tue azioni dell’epoca. Il ricordo della mia infanzia era quello
di un nonno che non amava ricordare quel periodo. Troppi amici morti, troppa
sofferenza vista troppo patimento, me lo avevi fatto intendere. Per te ogni
giorno sulla terra in più era un dono. Tu che aborrivi gli esaltati, quelli che
urlavano a favore della guerra, ma poi forse erano gli ultimi a lanciarsi dal
terrapieno, quando andava bene. Tu socialista non certo guerrafondaio ma che
hai fatto il tuo dovere. Per te il Piave era la frontiera da difendere a ogni
costo perché, la fattoria, la tua terra era minacciata da quegli austriaci che
il trisnonno aveva già contrastato decine di anni prima. La guerra non era la
soluzione era una necessità.
L’hai subita sia la prima che la seconda ma sempre
con grande dignità e a testa alta. Una decorazione perchè avevi preso in
ricognizione decine di prigionieri con due commilitoni, ma non ne hai mai fatto
vanto. Un grado raggiunto per la qualità del tuo essere come sempre e come
avresti poi fatto anche in futuro, di essere al servizio. Comandante di
plotone, poi del casello, poi amministratore pubblico. Per te il 4 novembre era
la fine di un periodo e ostentavi la medaglia celebrativa e ti fregiavi di un
titolo Cavaliere di Vittorio Veneto, ottenuto in ritardo solo perché non ritrovavi
più il foglio del congedo, ma quel titolo era una medaglia da tenere sul petto
gonfiato non per retorica militare ma perché avevi contribuito alla crescita
del paese. Grazie nonno e buon anniversario
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