giovedì 27 aprile 2017

Un poster in camera per sopravvivere

Mai avrei pensato che il futuro politico potesse essere deciso da quello che uno attaccava con lo scotch sull’armadio della propria cameretta in tenera età. Eppure uno dei temi che hanno appassionato (anche se appassionare mi sembra un termine abbastanza elitario) il dibattito sulle primarie è proprio stato quello dell’esposizione di un’icona come nume protettivo del focolare domestico. Ovviamente si sono buttati a pesce tutti gli esegeti dell’advertising e in questo caso le risposte non sono mai spontanee. Bisogna accontentare l’elettorato, meglio se di sinistra. Ecco quindi il povero Orlando esprimersi per una foto- poster (non me le ricordo però) di Berlinguer giusto per accattivare gli uomini di sinistra che rimasti senza Speranza (con la esse maiuscola) cercano di riunire le truppe per un assalto finale al trono di sfidante Pd. Decisamente rattristante pensare al povero Orlando che in camera aveva il poster di Enrico Berlinguer, non perché non creda il buon Ministro all’icona dell’alfiere della sinistra, ma perché negli anni ottanta, quelli della Milano da bere, forse erano altri i modelli che i ragazzi potevano seguire e ne siamo certi. Non mi ricordo di aver mai attaccato qualcosa in camera, pena l’arrivo di una pantofola modello Cruise di mia madre, ma se lo avessi fatto, probabilmente, avrei messo quello di René Simonsen, o del Milan di Raymond Colin Wilkins o dell’abatino Gianni Rivera – un po’ come Diego Abatantuono. Se avessi affisso il poster di Ugo La Malfa o di qualche altro Repubblicano (all’epoca seguivo quel movimento) i miei mi avrebbero, con ogni probabilità, ricoverato. La spensieratezza della gioventù è anche un bene da coltivare e allora non andiamo alla ricerca di modelli antichi, ma viviamo il presente.

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