Monaco di Baviera, autunno 1939. Mentre la Germania esulta per le prime vittorie in Polonia, un uomo solo lavora in silenzio, notte dopo notte, nel seminterrato di una birreria. Si chiama Georg Elser, è un falegname, un artigiano. Le sue mani conoscono la pazienza, la precisione, il ritmo del lavoro. E proprio con quelle mani sta costruendo una macchina che non ha mai osato immaginare: un orologio che misura la fine di un dittatore. Nel Bürgerbräukeller, dove ogni 9 novembre Hitler celebra il fallito colpo di stato del 1923, Elser si nasconde dopo la chiusura, smonta assi, scava una colonna, lima, salda, misura. Nessuno lo aiuta. Nessuno sa
La
sua bomba è un capolavoro
di ingegnosità artigianale:
due meccanismi di orologio, ingranaggi perfetti che dovranno far
esplodere la carica alle 21:20
del giorno fissato. Ogni ticchettio è una preghiera, ogni vite
serrata è un atto di fede nella libertà. Elser non è un soldato,
non è un cospiratore professionista. È un uomo qualunque che crede
che un
solo gesto giusto
possa cambiare il corso della storia.
“Se nessuno fa nulla,”
pensa, “la Germania andrà in rovina.” L’8 novembre 1939 tutto
è pronto. Hitler arriva, parla, infiamma la folla. Ma quella sera ha
fretta: la nebbia minaccia il volo per Berlino, e il Führer anticipa
il discorso di mezz’ora.
Quando lascia la sala, sono le 21:07. Alle 21:20,
puntuale come solo un orologio può essere, la bomba di Elser
esplode. La colonna crolla, il tetto si squarcia, otto persone
muoiono.
Ma non l’uomo che doveva morire. Mentre la Gestapo
bracca sospetti, Elser è già in viaggio verso la Svizzera. Lo
fermano alla frontiera: nel cappotto, trovano schizzi, disegni, pezzi
di orologio. Quando lo interrogano, confessa tutto. “Ho agito da
solo.” Nessuno gli crede. Nessuno vuole credere che un
solo uomo,
armato solo della sua coscienza e del suo mestiere, abbia tentato di
fermare la Storia.
Passerà anni in prigionia. Sarà ucciso nel 1945, poche settimane prima della fine del regime che aveva cercato di distruggere. Eppure, nella sua solitudine, Georg Elser resta il simbolo più puro del coraggio individuale: l’uomo che cercò di fermare Hitler con un orologio e con la forza del proprio lavoro. Un artigiano che, mentre il mondo correva verso la guerra, tentò — per un attimo — di fermare il tempo.

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