Il 26 novembre di un secolo fa, per la precisione 98 anni or sono, l’egittologia passa da scienza a fiction, da studio a storia, da polvere su tomba a marketing. Lord Carnavon con l’archeologo Howard Carter scopre ed entra per la prima volta nella tomba di Tutankhamon, un oscuro principe morto giovane 3000 anni prima ma che ha il pregio di avere la tomba quasi intatta. E’ la corsa all’Egitto, all’archeologia vista come scoperta di storia, ma perchè no anche come affare. La guerra è finita da poco. L’epidemia della spagnola ha mietuto tante vittime c’è voglia di novità. E per partiti che nascono e battagliano in quell’epoca per il predominio post guerra c’è spazio per la cultura del passato. In Italia però c’è già chi da tempo lavora in quel settore è niente popo di meno che un biellese Ernesto Schiaparelli, di Occhieppo Inferiore, una vita e una passione per l’antico Egitto dove scopre la tomba di Nefertari la sposa di Ramesse, insomma non proprio una figura di secondo piano e poi gestore del Museo Egizio di Torino, quello più grande dopo quello del Cairo. Insomma un Indiana Jones in piena regola, beffato dalla comunicazione e del marketing di altri. Con la solita storia che noi lanciamo una moda, scopriamo qualcosa, poi sono gli altri a godersela, un tempo come oggi. Cambierà mai ?
mercoledì 25 novembre 2020
Indiana Jones era di Occhieppo
Il 26 novembre di un secolo fa, per la precisione 98 anni or sono, l’egittologia passa da scienza a fiction, da studio a storia, da polvere su tomba a marketing. Lord Carnavon con l’archeologo Howard Carter scopre ed entra per la prima volta nella tomba di Tutankhamon, un oscuro principe morto giovane 3000 anni prima ma che ha il pregio di avere la tomba quasi intatta. E’ la corsa all’Egitto, all’archeologia vista come scoperta di storia, ma perchè no anche come affare. La guerra è finita da poco. L’epidemia della spagnola ha mietuto tante vittime c’è voglia di novità. E per partiti che nascono e battagliano in quell’epoca per il predominio post guerra c’è spazio per la cultura del passato. In Italia però c’è già chi da tempo lavora in quel settore è niente popo di meno che un biellese Ernesto Schiaparelli, di Occhieppo Inferiore, una vita e una passione per l’antico Egitto dove scopre la tomba di Nefertari la sposa di Ramesse, insomma non proprio una figura di secondo piano e poi gestore del Museo Egizio di Torino, quello più grande dopo quello del Cairo. Insomma un Indiana Jones in piena regola, beffato dalla comunicazione e del marketing di altri. Con la solita storia che noi lanciamo una moda, scopriamo qualcosa, poi sono gli altri a godersela, un tempo come oggi. Cambierà mai ?
Era il re del calcio senza la TV
Giocare senza pubblico è come giocare in un cimitero, questa la profetica frase emessa dal Pibe de oro dopo la partita Real Madrid Napoli del 16 settembre 1987, in tempi di covid quanto mai determinante, perché lui era così un uomo del popolo per il popolo. Amava la gente ed era riamato, genio e sregolatezza in tutto e per tutto, un dono innaturale tra i piedi. Per chi negli anni ottanta ha vissuto parte delle domeniche allo stadio, la sua presenza era comunque garanzia di spettacolo oltre che di divertimento, a San Siro in occasione di Milan Napoli prima della partita si sfidavano due ragazzetti in erba con le parrucche di Gullit e di Diego. Era un calcio non troppo fisico ma tecnico, fatto di sombreri, di rulete e di rabone, era il calcio in cui l’atleta più che il fisico curava l’estro, in cui i difensori non cercavano l’anticipo ma la caviglia direttamente (Goikoetxea fu un esempio in tal senso). Per il sottoscritto ha rappresentato la prima rete vista a San Siro una delizia, non era ancora il Milan degli olandesi in quel 13 aprile 1986, ma c’era il barone Liedholm che per fermarlo, ma non gli riuscì, gli mise intorno una gabbia. Ritmi ed eccessi anche fuori dal campo, non certo un campione di comportamento ma forse per tutte quelle sue pecche irrimediabilmente umano e fallace e vicino a noi a quei ragazzini e uomini che prendevano la dieci e si cimentavano in improbabili azioni sui campi di periferia, quelli pieni di buche e di avvallamenti, non certo quelli dell’erba artificiale. Lui era il re sul campo, fuori tutto gli stava stretto e probabilmente quello gli ha rovinato il resto della sua vita. E il 4 gennaio 1988 ero ancora li a San Siro a godermi lo spettacolo di un Colombo, che assomigliava al Keegan della Brianza al secolo Ruben Buriani, che correva a perdifiato, con una prestazione super di Gullit e di un Milan quanto mai a immagine e somiglianza di Arrigo Sacchi e che annichilì il Napoli di Maradona. Era il calcio degli ottantamila a San Siro, delle domeniche pomeriggio, delle trasferte era il calcio senza la TV
domenica 15 novembre 2020
L'unica azione che mi piace è su un campo da football. (le inchieste stufano)
Sarà la presenza in cima alla classifica, non siamo più
abituati, sarà la voglia spocchiosa di condannare lo sport pedatorio perché retaggio
dei ricchi campioni viziati (ma in tutti gli altri paesi mantiene il suo
connotato popolare mentre solo in Italia viene considerato elitario) ma non c’è
giorno o settimana in cui vi siano inchieste, discussioni e trasmissioni dedicate
a tutto quello che ruota intorno al futsal, meglio se il Milan, anche se non c’è
più il pater familias Berlusconi. E se si può bypassare il gioco dei presunti o
conclamati torti arbitrali – var compreso; la discussione si trascina anche in
altri appetitosi contorni: da quelle più pruriginose modello wags a quelle stucchevoli
sanitarie (mi sapete dire per cortesia dove giocano le ASL?) alle inquietanti inchieste
finanziarie. Il nuovo modello d’inchiesta radical chic incoccia la finanza nuda
e pura. E così ci troviamo con società che negano i rimborsi truffando gli
ignari tifosi, ma parlando solo di AcMilan non è così, per finire ai soldi
degli stipendi, alle agevolazioni finanziarie per acquisire le prestazioni dei
giocatori per finire alla contabilità spiccia. Report, che una volta era una
trasmissione seria di inchiesta, ormai sta veleggiando alla ricerca di
improbabili scoop alla ricerca del politically correct o per meglio dire di
aumento share toccando argomenti che hanno presa comune. E così scopriamo nella
preview che il Milan è gestito da un fondo internazionale (ma dai davvero ???) e
che ha persino sede in Lussemburgo (ma veramente dai non ci credo) e che all’interno
della società ci sono intermediatori finanziari che hanno contatti con
esponenti di major legati alla moda e ad altri settori (sbalorditivo). Mi
immagino queste inchieste in cui il si dice e non dice la fa da padrone, in cui
probabilmente si spacciano verità sopraffine. Non c’è curiosità sinceramente, al
sottoscritto interessano di più i contrasti sotto rete che non gli F24 di
Eliott, e la paura di guardare trasmissioni del genere è di fornire audience a
un programma. Godiamoci lo spettacolo calcistico, arrabbiamoci per un risultato
e un palo o una traversa, ma per cortesia fermiamoci li. A tutti gli effetti le
società di calcio sono imprese e per un Lukaku o Ibra che guadagnano soldi a
palate ci sono tante persone che vivono e lavorano per questa realtà, un po’ di
rispetto per il loro lavoro no ?
venerdì 13 novembre 2020
I fratelli De Matteis e la corsa in montagna un altra eccellenza cuneese (Atl Cuneese)
Bernard e Martin Dematteis, campioni di corsa in montagna, testimonial di un progetto multimediale per la promozione del territorio. Si tratta di “Il manuale della corsa e della camminata in montagna”, edito da Tecniche Nuove, con la collaborazione della giornalista e scrittrice Laura Avalle. Un libro che comprende il filmato inedito realizzato dal regista Davide Sordella del sentiero dei Sarvanot a Rore - visibile attraverso un codice QR e il seguente link: https://vimeo.com/449598442. Dal manuale è possibile anche scaricare la traccia GPS del percorso per correre virtualmente con i gemelli Dematteis. Molte le tematiche affrontate, oggi più attuali che mai, come la salute, lo sport all’aria aperta, il rispetto per l’ambiente, l’importanza di una sana e corretta alimentazione e il turismo a chilometri zero, quello vicino a casa nostra, con l’indicazione di 30 sentieri scelti, 9 dei quali in provincia di Cuneo, divisi per gradi di difficoltà (da quelli più semplici, adatti a tutti a quelli più impegnativi, adatti agli esperti). Il manuale e il video è stato presentato presso l'ATL del Cuneese
Un video e un manuale per promuovere il territorio del nostro arco alpino con due testimonial d’eccezione: i campioni di corsa in montagna Bernard e Martin Dematteis, detentori del record di ascesa di corsa sul Monviso (la montagna più alta delle Alpi Cozie con i suoi 3841 metri). Nasce dalla loro collaborazione con la scrittrice Laura Avalle “Il manuale della corsa e della camminata in montagna”, edito dalla casa editrice Tecniche Nuove, leader nazionale nella manualistica e disponibile da novembre in tutte le migliori librerie e negli store online.
Un libro che non è solo un libro, ma un vero e proprio progetto multimediale che comprende il filmato realizzato dal regista Davide Sordella del sentiero dei Sarvanot a Rore - visibile attraverso un codice QR e un link (https://vimeo.com/449598442) - e la traccia GPS del percorso per correre virtualmente con i fratelli Dematteis.
Quella dei gemelli
cuneesi (team Sportification), che nelle
competizioni più importanti hanno l’abitudine di
tagliare il traguardo insieme sventolando la bandiera
tricolore, è una storia che merita di essere conosciuta sia per le loro imprese
straordinarie, sia per il loro esempio sportivo. Così come meritano di essere
conosciuti i sentieri lungo i quali i due campioni si allenano, incastonati in
un territorio davvero unico nel suo genere. Un libro che è al contempo
una guida dei sentieri di montagna di Bernard e Martin e insieme il racconto
emozionato di chi queste montagne ha imparato a conoscerle e ad amarle fin da
bambino. Passo dopo passo i Dematteis ci
spiegheranno questa disciplina dal punto di vista tecnico e ci daranno i giusti
consigli: che cosa mangiare, gli esercizi da fare, come vestirci, come
allenarci al meglio per correre e per camminare in altitudine in sicurezza. Dedicato a tutti gli
appassionati: esperti e neofiti, attratti dalle bellezze naturali del nostro
meraviglioso arco alpino.
gioventù bruciata
Chi si ricorda il buon Filippo, giovane bimbo nerazzurro che presentò un due aste a San Siro chiedendo ai suoi beniamini di vincere altrimenti sarebbe stato preso in giro in classe. Nei giorni successivi prese così tanti pernacchi dai suoi compagni e anche dai tifosi avversari che nemmeno la visita alla Pinetina riuscì a mitigargli la passione subita. Ora è il turno di Tommaso bimbo di cinque anni che scambia messaggi niente meno che con il Primo Ministro Conte discettando di autocertificazioni per Babbo Natale. La domanda neppure troppo retorica è quella di evitare questi accostamenti, nello sport come politica. I politici facciano amministrazione e i bimbi crescano giocando e non vergando messaggi. Purtroppo l’accostamento mediatico dei più piccoli, se da un lato fa tenerezza, dall’altro mette in evidenza la pochezza di un’attività che dovrebbe essere diretta verso ben altri lidi. E se chi ha pensato questa scenetta, perché tale è, lo ha fatto per stemperare, nella migliore, per distrarre, nella peggiore delle ipotesi il clima teso del periodo forse potrebbe impiegare il suo tempo per ben altri aspetti comunicativi. In passato chi ha sfruttato tali canali mediatici non ha avuto grandissima fortuna e quindi il consiglio è lasciar perdere ( ho ancora negli occhi la lezione di un ex ministro Toninelli con una classe elementare – speriamo non abbia fatto troppi danni).
domenica 8 novembre 2020
i tifosi
Il XXV aprile dell’America,
quando ho letto il fondo della Stampa di oggi sono trasecolato, non volevo
crederci, un paragone assurdo, fuorviante e assolutamente fuori contesto a
maggior ragione su una testata come la Stampa da sempre sinonimo di serietà e
non di faziosità. Mettere in relazione storia contemporanea con il presente è
ormai diventata una pratica diffusa: dalla carica dei seicento (non vi era
alcun accenno alla carica di Balaklava né alla guerra di Crimea) alla
similitudine Cavour/Conte, spacciata da Repubblica come l’incoronazione reale
di un premier, il passo alla guerra di Liberazione è stato breve. Si perde il
senso della misura e in una competizione serrata e dura qual è stata l’elezione
del 46 Presidente degli Stati Uniti con toni sicuramente accesi e alle volte
pesanti non si è mai posto in dubbio la stabilità della democrazia, ma da qui a
paragonare la sconfitta elettorale, e sottolineo elettorale, quindi lasciata al
popolo, alla fine del dominio Nazifascista in Italia ne passa. Assistiamo così
alla nascita di una nuova categoria i giornalisti tifosi che si imbarcano in
crociate contro, spesso perdendo di vista anche l’etica professionale, in cui
tutto è derubricato a sostegno della propria filosofia. Premetto Trump non è
certo nel Pantheon dei miei miti, iroso, assolutamente privo di empatia e anche
un po’ pirla, però tutti questi peana a favore di un candidato e fulmini contro
l’altro, manco fossimo alla finale del Superbowl mi sono sembrati eccessivi. In
ogni caso ripasso alla lettura del Foglio che ha pubblicato i discorsi relativi
all’insediamento degli ultimi Presidenti, quelli si pezzi di valore storico e
di alta politica
(“la crisi che stiamo affrontando
oggi richiede un sacrificio, non quello di Martin Treptow ucciso mentre tentava
di portare un messaggio ai suoi commilitoni in prima linea e che nel suo diario
aveva scritto: lavorerò, salverò, mi sacrificherò e farò del mio meglio come se
la questione di tutta la lotta dipendesse da me. La crisi chiamata ad
affrontare non richiede il sacrificio di Martin ma vuole il massimo impegno e
la nostra disponibilità a credere in noi stessi e a credere nella capacità di
compiere grandi opere, a credere che insieme possiamo e vogliamo risolvere i
problemi che ora ci troviamo ad affrontare – 20 gennaio 1981)
venerdì 6 novembre 2020
L'epopea di Tricky Dick e il suo discorso del 7 novembre 1962
A Volte i
buoni uffizi con la stampa sono importanti perché altrimenti corri il rischio
di non avere ne spazio ma quello che è peggio corri il rischio di essere
crocifisso per la tua attività. Ne sa qualcosa un certo Richard Nixon che pur
avendo trascorso 6 anni da Presidente e otto da vice ha sempre avuto una nomea
quanto mai pesante. Diventa giovane politico rampante quando viene chiamato dal
sommo IKE a guidare la vice presidenza degli Stati Uniti nel 1953, si distingue
bene nobilita anche il suo ruolo ma nel 1960 trova sulla sua strada John
Kennedy, che ha più charme e buca meglio lo schermo (saranno le prime elezioni
televisive) e perde seppur di poco, tenta la carriera come governatore della
California ma anche qui perde di poco e si lascia andare a una dichiarazione
pesante nei confronti della stampa. E’ questa l’ultima volta che mi prenderete
a calci. Promessa non mantenuta e vittoria alla Presidenziali del 1968. Fa
uscire gli stati uniti dal pantano vietnamita in cui l’aveva cacciato Kennedy,
si riavvicina con la Cina e duella con la Russia durante la guerra fredda. Un abile
politico ma uno scarso comunicatore che abbandona la scena, inseguito è il caso
di dire proprio dalla stampa che lo bersaglia. Tricky Dick è il nomignolo che
gli viene affibbiato e che lo perseguiterà negli ultimi anni della sua vita
Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine
Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...
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