Il mantra di Gattuso si presta bene a tutto quello che si è
visto sui campi da calcio dopo il fischio finale, troppo presi dalla stessa
immagine dal risultato a ogni costo dalla provocazione fune a se stessa il prode
sul campo diventa una belva social con tutte le conseguenze del caso. Nella
società che ha liberato la comunicazione compulsiva e selvaggia ogni occasione
è buona per dileggiare e per autoincensarsi. Una volta la facevano da padrone i
ritiri, oggi con lo smartphone in mano sarebbe meglio un ritirare i telefonini
suonerebbe come una punizione medioevale ma giusta. Insomma siamo prigionieri
dei selfie in cui l’immagine dice tutto e in cui tu sei protagonista anche se
non sai fare nulla. Ne siamo schivi, ne siamo partecipi ma il guaio è che sotto
questa patina di palcoscenico non c’è nulla manca l’aspetto più rilevante la cultura,
il saper non solo fare ma approfondire, e così diventano tutti bulletti di
periferia: i vari Ronaldo, Acerbi, Bakayoko, bulletti di periferia. Servirebbe
proprio un bagno di umiltà e di cultura ma i protagonisti ne saranno capaci ??
dubito fortemente
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