martedì 14 febbraio 2017

Sconfitta o vittoria, in ogni caso manca la cultura


I migliori sono i primi ad andarsene verrebbe da dire, mi ha molto colpito l’intervista di Elkann in cui, di fatto il padrone di una società sportiva sbeffeggia un'altra al culmine di una lite che nemmeno all’oratorio si vedeva più. In Italia non manca la cultura della sconfitta o della vittoria, manca una vera e propria cultura di carattere generale e sempre più sovvengono le parole del vecchio Wiston Churchill che gli italiani affrontano la guerra come fosse un partita di calcio e una partita di calcio come fosse un guerra. Non c’è proprio il senso della misura, non si percepisce che a volte, chi comanda, chi dà l’esempio dovrebbe trarre qualche insegnamento da questi temi ed evitare di attizzare fuochi e polemiche che sono decisamente stucchevoli. Lontani i tempi di Nereo Rocco, e anche dell’Avv. Peppino Prisco e per citare i seguaci di Venaria dell’Avv. Agnelli, atteso per una battuta che diventava un epigramma immortale. Nell’età dei webeti e dei leoni da tastiera purtroppo anche coloro che dovrebbero dare l’esempio si trascinano nell’aura mediocritas generale. E allora si vien voglia di dire che da noi manca una cultura, ne avremmo bisogno

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