Era il 1804 quando la tensione politica e personale tra Aaron Burr, vicepresidente degli Stati Uniti in carica, e Alexander Hamilton, ex segretario del Tesoro e padre fondatore, esplose in maniera irreparabile. Burr, reduce da una pesante sconfitta elettorale nello Stato di New York, era convinto che il responsabile fosse proprio Hamilton, che da mesi lavorava dietro le quinte per ostacolarne l’ascesa politica, scrivendo lettere a esponenti del partito federalista e mettendo in dubbio la sua integrità e le sue ambizioni. Ma a far traboccare il vaso furono alcune frasi sprezzanti pronunciate da Hamilton durante una cena ad Albany, che divennero di dominio pubblico. Nell’America del tempo, la reputazione era tutto: Burr si sentì colpito nell’onore e, nonostante il duello fosse vietato nello Stato di New York, sfidò Hamilton a battersi al di là del fiume Hudson, nel New Jersey, dove le leggi erano più tolleranti. Il duello si consumò il mattino dell’11 luglio 1804, a Weehawken. Hamilton sparò in aria, forse per risparmiare l’avversario; Burr no. Alexander Hamilton morì il giorno seguente. Burr, pur non condannato formalmente, vide la sua carriera politica finire con quello sparo. Una pagina oscura della storia americana, che ci ricorda come, un tempo, le tensioni politiche potevano trasformarsi in tragedie personali, anche ai vertici della nazione (insomma nulla di nuovo sotto il sole).
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