Tommy chi era costui ? Senza scomodare Carneade e sopratutto Alessandro Manzoni e i suoi promessi sposi è un archetipo, una figura metodologica per identificare un modello e in questo caso il fante britannico Nato nei moduli ufficiali dell’esercito britannico, il nome “Tommy Atkins” era, inizialmente, poco più di un artificio amministrativo. Usato già nel XIX secolo per indicare genericamente il soldato britannico in esempio di documenti e formulari, compare per la prima volta nel 1815, in piena epoca post-napoleonica. Ma è solo con la Prima Guerra Mondiale che il “Tommy” diventa qualcosa di ben diverso: un simbolo nazionale, il volto umano e collettivo di una tragedia che avrebbe cambiato per sempre la coscienza del Regno Unito. Durante la Grande Guerra, il “Tommy” era l’uomo nella trincea, il soldato semplice, quasi sempre senza gradi, spesso proveniente da ambienti operai o rurali. Era il ragazzo partito volontario con entusiasmo patriottico, o l’uomo arruolato per dovere, che si ritrovava gettato nella brutalità del fronte occidentale: le trincee fangose della Somme, i campi devastati di Passchendaele, l’inferno di Ypres. Lontano dai comandi e dalle strategie militari, il Tommy viveva l’esperienza diretta della guerra: la paura costante, le notti tra i topi, i gas, i bombardamenti incessanti. Eppure, in quel contesto estremo, emerse una figura fatta di resistenza silenziosa, cameratismo e dignità. Il Tommy non era un eroe da prima pagina, ma un uomo che, ogni giorno, resisteva, con un’umanità che parlava al cuore di tutti. Uno degli aspetti più sorprendenti della figura del Tommy fu la sua capacità di affrontare l’orrore con umorismo nero, ironia, e una lucidità che spesso superava quella dei suoi superiori. Le sue lettere dal fronte, le canzoni, le battute, raccontano non solo la fatica e la sofferenza, ma anche una forza d’animo collettiva, una forma di sopravvivenza emotiva. Ma il Tommy fu anche il volto della disillusione. Dopo le prime ondate di entusiasmo patriottico, arrivarono le perdite immense, le offensive fallite, le strategie incomprensibili. Nacque un senso di amarezza, spesso rivolto verso comandi percepiti come distanti, talvolta incapaci di comprendere la realtà del fronte. Il Tommy diventò così anche una figura critica, simbolo di un popolo che iniziava a guardare con occhi diversi alla guerra e ai suoi costi umani.Con il passare degli anni, la figura del Tommy è diventata parte integrante della memoria britannica. I monumenti ai caduti, le cerimonie del Remembrance Day, i papaveri rossi indossati ogni novembre, portano con sé l’eco del suo silenzioso coraggio. È lui il volto sulle targhe di pietra nei villaggi inglesi, è lui il protagonista delle poesie di Wilfred Owen e Siegfried Sassoon, è lui la sagoma trasparente dell’installazione “There But Not There” nei centenari della guerra il testimone di una generazione segnata per sempre dal conflitto esattamente a 109 anni dalle Somme.
domenica 6 luglio 2025
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Apologia del Tommy
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