domenica 14 luglio 2024

Altro che Netflix i Severi meglio di Game of Thrones

Non c’è dubbio che col prossimo Gladiatore tornerà di moda l’antica Roma anche se il periodo utilizzato per raccontare il sequel del fortunatissimo film di Ridley Scott pesca in un Impero che sta andando verso la decadenza. Uno Stato gravato dal peso di una corruzione altissima, da una burocrazia fuori controllo in balia di cordate che si scannavano fra di loro. Insomma tutti gli elementi per fargli fare una serie di successo. Roma aveva raggiunto il suo massimo con gli Imperatori di adozione quelli che andarono da Nerva a Marco Aurelio, un epoca di sfarzi, di conquiste che segnarono l’apogeo della storia millenaria dell’Urbe condita. Dopo la parentesi di Commodo effettivamente ucciso da un sottoposto ma non in arena e il breve interregno dell’imperatore Pertinace di Alba (i piemontesi erano ancora malvisti nella capitale), il periodo successivo fu dominato, si fa per dire visti gli intrighi dalla famiglia dei Severi, a parte l’interregno di un anno di Macrino. E in questo periodo le congiure, gli assassini e i cambi di casacca erano all’ordine del giorno. Il ritratto, che presumo sarà visibile anche nel gladiatore II, tra la lotta tra Geta e Caracalla e all’orizzonte Eliogabalo, il primo imperatore transgender che si sposò cinque volte tre volte con donne e due con uomini presentano una società in completo disfacimento che andava verso la dissoluzione come poi sarebbe effettivamente avvenuto in seguito

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