Dal 21 luglio al 2 di agosto del
1798 l’epopea di Napoleone in Egitto prende forma. In attesa di vedere al cinema
l’epopea del Corso filmata da quel marpione della macchina da presa che
risponde al nome di Ridley Scott. Dieci sono i giorni che intercorrono tra la
battaglia delle Piramidi con cui Napoleone sbaraglia l’esercito dei Mamalucchi
e pone fine a un dominio durato 700 anni in Egitto sotto l’egida della frase:
soldati dall’alto di queste piramidi 40 secoli di storia vi guardano” non
quindi la conquista dell’Egitto, ma lo scopo del condottiero francese era
quello di mettere alla berlina i possedimenti inglesi e disporre della porta
dell’Oriente voleva dire mettere in difficoltà quella popolazione che faceva
dei traffici commerciali la propria ragion d’essere. La sconfitta di Abukir dei
primi di agosto oltre a distruggere la flotta francese e a intaccare il mito di
Napoleone, crea il contro-personaggio, quell’Orazio Nelson che sarà
praticamente l’alter ego del francese per tutta la disputa continentale. Ottima
conoscenza del terreno, da sempre un elemento imprescindibile per chi attacca,
una predisposizione maggiore per le battaglie in mare faranno la differenza tra
Napoleone genio assoluto sulla terra e sul principe dei mari. Napoleone sembra
alzare bandiera bianca, disperso com’è tra le sabbie ma il suo ritorno in
patria, accolto come un eroe, ne consacra ancora di più il mito. Era il tempo dei
condottieri non degli eserciti, dell’acume tattico, della manovre ardite, degli
uomini che scandivano la storia
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