Alzi la mano chi prima della
finale di Supercoppa pronosticava la vittoria della squadra di Montella:
nessuno, e non per via di specifiche sudditanze juventine, ma perché si aveva
la sensazione che la fiches l’avessimo già avuta durante il campionato.
Immagino il tifoso sfegatato pronto a dire quasi quasi era meglio perdere in campionato,
così avremmo avuto una chance. E invece
la partita che non ti aspetti, attenta determinata, e con occasioni a ripetizione
non sfruttate. Non ci fossero stati i primi 25 minuti staremo a parlare di rifondazione
rossonera. Invece Montella è stato bravo a non scoprirsi, a subire il giusto, a
poco poco, riportare ordine in campo e a fare il proprio gioco, con i giovani
che aveva. Poche le palle buttate in tribuna e ripartenze che meritavano ben
altra conclusione. Insomma l’abbiamo giocata alla pari e poi, come al solito, alla
lotteria dei rigori va a fortuna e per quanto visto nella finale di Coppa
Italia, questa volta il sorriso è il nostro. Certo è che nell’anno in cui non
spendi e non spandi sei al risparmio, ti inventi il gioco e fai emergere nuovi
talenti, questo potrebbe essere un bello spot per il mondo del calcio. Se 90
milioni di euro non servono per una rete e bastano due bebè per portare a casa
un trofeo, forse c’è speranza per il calcio dello stivale. Ora il mondo si
ferma a marzo, per qualcuno con l’obbligo di mangiarsi un buon melao con un
bottiglia di porto, il tutto senza dare troppi calci nelle terga. Per qualcun
altro l’attesa del bonifico definitivo per il passaggio di proprietà. Una sorta
di telenovela, che in spirito Finivest o Mediaset è già durata abbastanza, il
tifoso ovviamente non vuole vivendi alla giornata ma ha bisogno di solide
certezze.
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