L’ultimo 007 girato in parte
anche a Matera si chiama No time to die, ed è ormai diventato famoso per i
rilanci che spostano in avanti l’uscita nelle sale, non è colpa di tagli o di
aggiustamenti bensì di Covid che da 365 giorni sta condizionando l’intera
nostra esistenza. E così nell’analizzare anche la storia patria, in questo
periodo di lockdown emergono vecchie storie di spie su cui varrebbe la pena girarci
un video e in cui i protagonisti siamo niente di meno che noi italici. Chi lo
avrebbe detto; l’occasione è la celebrazione di un fatto avvenuto 104 anni or
sono soprannominato il colpo di Zurigo (tra il 24 e il 28 di febbraio). Ma
facciamo un passo indietro, 1915 l’Italia è in guerra da pochi mesi e nel porto
di Brindisi è ormeggiata la corazzata Benedetto Brin, fiore all’occhiello della
marina regia. Una deflagrazione la fa colare a picco e decreta la morte di 454
marinai. Una tragedia, ma non è l’unica, nel corso degli anni altri scoppi, non
dovuti a cause di guerra portano a lutti e ad atti che ai più sembrano
sabotaggio. C’è una guerra di spie in corso? ci sono italiani traditori al
soldo austriaco? Il sospetto viene anche avvalorato dalla cattura, colti
letteralmente sul fatto, di persone che stanno sabotando la diga delle Marmore.
Interrogatori serrati portano alla scoperta di una vera e propria rete che fa
capo al capitano di corvetta Rudolf Meyer operativa nel consolato austriaco di
Zurigo la base operativa in cui sono contenuti segreti, liste di proscritti,
cifrari e anche soldi da utilizzare per corrompere. L’italia nette in pista una
task force (anche allora) guidata da Pompeo Aloisi. Del gruppo fanno parte l’Avvocato
livornese Livio Brin, un doppiogiochista austriaco (immaginiamo prezzolato meglio
dagli italiani), il fabbro Remigio Bronzin e due ingegneri triestini: Salvatore
Bonnes e Ugo Cappelletti, a cui si aggiunge un altro toscano il ladro
scassinatore Natale Papini. Il commando viene comandato dal marinaio Stenos Tanzini
lombardo. Un primo tentativo avviene la notte tra il 20 e il 21 febbraio, è
carnevale, e quindi la confusione può coprire il colpo, ma prima lo
scassinatore viene fermato dai gendarmi svizzeri, poi dopo aver aperto una
serie di porte manca l’ultimo tassello di una porta, una chiave per accedere
alla cassaforte che contiene tutti i segreti. Il gruppo si ritira, ma torna
alla carica dopo pochi giorni, il 28, questa
volta il colpo riesce; prima vengono addormentati i cani e nell’aprire la
cassaforte, operazione che dura diverse ore, viene azionato un congegno di
difesa che contiene gas velenosi (gli agenti proseguono con stracci bagnati
sulla bocca). L’operazione viene quindi portata a termine, vengono trovati i
cifrari, gli elenchi e una discreta somma di denaro e gioielli. Una volta in
possesso dei documenti è una corsa contro il tempo per arrestare le spie in
tutta Italia e sono decine. Alcuni saranno condannati a pene detentive, pochi
fucilati alla schiena come si conviene in questi casi. Anni dopo una
commissione d’inchiesta della marina stabilirà come invece, nel caso della Benedetto
Brin non ci sia stato il dolo, ma l’instabilità di un componente chimico
(ballistite), che ha fatto deflagrare il deposito munizioni, chi ha fatto la
spia, quindi, in alcuni casi, ha millantato, una tradizione questa verrebbe da
dire ??. Sarebbe da costruirci una sceneggiatura e perché no un film.
domenica 21 febbraio 2021
Licenza di spiare: il colpo di Zurigo
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