Noi
abbiamo una forma di governo che non guarda con invidia le
costituzioni dei vicini, e non solo non imitiamo altri, ma anzi siamo
noi stessi di esempio a qualcuno. Quanto al nome, essa è chiamata
democrazia, poiché è amministrata non già per il bene di poche
persone, bensí di una cerchia più vasta: di fronte alle leggi,
però, tutti, nelle private controversie, godono di uguale
trattamento; e secondo la considerazione di cui uno gode, poiché in
qualsiasi campo si distingua, non tanto per il suo partito, quanto
per il suo merito, viene preferito nelle cariche pubbliche; né,
d'altra parte, la povertà, se uno è in grado di fare qualche cosa
di utile alla città, gli è di impedimento per la sua oscura
posizione sociale.
Questo
una parte del testo dell’orazione funebre di Pericle tenutasi nel
lontano 429 avanti Cristo ad Atene, morto nei primi anni della guerra
del Peloponneso. Pericle fu uno statista che promosse la cultura e
fece diventare Atene un centro culturale di prim’ordine, inoltre
sostenne la democrazia come elemento cardine della politica
introducendo salari sia per chi svolgeva attività politica sia per i
rematori della flotta incontrando il favore dei contemporanei che ne
piansero la perdita in calce a quella guerra.
Le
orazioni funebri, le parole e i discorsi in politica sono uno degli
elementi cardine che passano alla storia come pietre miliari del
cambiamento. Chi non ricorda we shall never surrender di Churchill
nell’ora più buia dopo Dunkerque o quello di JFK ask
not what your country can do for you; ask what you can do for your
country
. Sono dei testamenti unici e dei passaggi obbligati di storia che
rendono più di qualsiasi altro aspetto il passaggio del tempo.
Studiarli a fondo non è solo un mero esercizio didattico ma da la
profonda sensazione di poter vivere quel momento e far parte di
emozioni che scavano delle profonde radici.
Cosi come l’orazione funebre che Abraham Lincoln pronuncia a Gettysburg
a novembre del 1863 ai margini della battaglia più sanguinosa
combattuta sul suolo americano “Sta piuttosto a noi il votarci qui
al grande compito che ci è dinnanzi: che da questi morti onorati ci
venga un'accresciuta devozione a quella causa per la quale essi
diedero, della devozione, l'ultima piena misura; che noi qui
solennemente si prometta che questi morti non sono morti invano; che
questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e
che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non
abbia a perire dalla terra”.