Il calcio a cinque nasce fondamentalmente come dopolavoro in Italia, chi non lo ha praticato almeno una volta nella vita, ma sta sempre più diventando una disciplina sportiva a tutto tondo. Un campionato ad alto livello, un gioco fatto di tecnica assoluto, in cui se il risultato finale è quello, come sempre, di gonfiare la rete; il modo di arrivarci sta diventando una sublimazione. Il pallone non si vede ma viaggia veloce spesso raso terra, nascosto da finte funamboliche oppure percorre con lanci siderali tutto il campo promessa di un cambio di marcia repentino. La tecnica pedatoria al servizio di una palestra, le articolazioni sono più a rischio su un parquet, il tempo non è un problema, si tratta di un gioco effettivo come quello del basket a cui forse assomiglia per schemi e rapidità. Lo giocano dei campioni e guarda caso son per la maggior parte brasiliani. Per i sudamericani la palla è un oggetto sacro e se hai il dono del palleggio puoi sfondare nel calcio a undici, al calcetto, al calcio sulla spiaggia. Non è uno sport è una danza e i movimenti sinuosi sul campo rappresentano uno stile di vita. Come racconta il capitano dell’Asti al comando della classifica del campionato di serie A il brasiliano nasce con il pallone nella culla e il pallone rappresenta la religione in cui credere per poi diventare profeti e professare. Campioni del calibro di Kakà, Robinho sono come ricorda il capitano Ramon Bueno Ardite nati con il calcetto e i loro tocchi non hanno nulla da invidiare a questo calcio, forse da salotto, ma praticato da funamboli che danno del tu al Pallone. Come ricorda Fortino un bell’incontro in Palazzetto con Messi sarebbe da sogno ma siamo sicuri anche che avrebbe maggiori difficoltà a realizzare tutte quelle reti.
giovedì 3 gennaio 2013
Storie di sport: Ramon Bueno Ardite e il calcetto
Il calcio a cinque nasce fondamentalmente come dopolavoro in Italia, chi non lo ha praticato almeno una volta nella vita, ma sta sempre più diventando una disciplina sportiva a tutto tondo. Un campionato ad alto livello, un gioco fatto di tecnica assoluto, in cui se il risultato finale è quello, come sempre, di gonfiare la rete; il modo di arrivarci sta diventando una sublimazione. Il pallone non si vede ma viaggia veloce spesso raso terra, nascosto da finte funamboliche oppure percorre con lanci siderali tutto il campo promessa di un cambio di marcia repentino. La tecnica pedatoria al servizio di una palestra, le articolazioni sono più a rischio su un parquet, il tempo non è un problema, si tratta di un gioco effettivo come quello del basket a cui forse assomiglia per schemi e rapidità. Lo giocano dei campioni e guarda caso son per la maggior parte brasiliani. Per i sudamericani la palla è un oggetto sacro e se hai il dono del palleggio puoi sfondare nel calcio a undici, al calcetto, al calcio sulla spiaggia. Non è uno sport è una danza e i movimenti sinuosi sul campo rappresentano uno stile di vita. Come racconta il capitano dell’Asti al comando della classifica del campionato di serie A il brasiliano nasce con il pallone nella culla e il pallone rappresenta la religione in cui credere per poi diventare profeti e professare. Campioni del calibro di Kakà, Robinho sono come ricorda il capitano Ramon Bueno Ardite nati con il calcetto e i loro tocchi non hanno nulla da invidiare a questo calcio, forse da salotto, ma praticato da funamboli che danno del tu al Pallone. Come ricorda Fortino un bell’incontro in Palazzetto con Messi sarebbe da sogno ma siamo sicuri anche che avrebbe maggiori difficoltà a realizzare tutte quelle reti.
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